Deportazioni di massa, controllo sulla giustizia, la grazia agli assalitori di Capitol Hill: il secondo mandato di Trump sulla copertina del Time

L’ex, e forse futuro, presidente degli Stati Uniti ha illustrato il suo programma in due lunghe conversazioni con la rivista americana

Cosa aspettarsi dal secondo mandato di Donald Trump, se a novembre dovesse battere l’uscente Joe Biden alle presidenziali Usa? Di tutto, come ci ha abituati l’imprenditore americano che dopo la vittoria nel 2016 e la sconfitta nel 2020, punta di nuovo alla Casa Bianca. Questa volta non da outsider, questa volta con un partito Repubblicano cannibalizzato dai suoi e una base elettorale radicale più preparata. Questa volta, con l’esperienza del quadriennio già affrontato una volta. E con la promessa di non voler perdere neanche un minuto a realizzare quello che promette di realizzare una volta tornato a Washington. Lo racconta in due lunghe conversazioni avute con il Time che gli dedica la copertina del prossimo numero e illustra i capisaldi del secondo mandato che vorrebbe realizzare. «Trump è in una posizione migliore per vincere la Casa Bianca rispetto a qualsiasi altro momento delle sue precedenti campagne», spiega Eric Cortellessa, «è in testa a Joe Biden con un margine esiguo nella maggior parte dei sondaggi, anche in molti dei sette stati indecisi che probabilmente determineranno il risultato». Poco importa sia anche il primo ex presidente ad affrontare un procedimento penale, non è il genere di cose che può mandare in apprensione uno come lui. Anzi, si inserisce perfettamente nella narrazione dei poteri forti di Washington che cercano di rigettarlo e impedirgli di tornare al potere.


Il programma di Trump

In cima alla lista dei progetti di Trump c’è una stretta immediata contro gli immigrati senza documenti regolari sul territorio statunitense. Una mossa che per come è pensata porterebbe alla deportazione di oltre 11 milioni di persone. Con l’utilizzo della Guardia nazionale e, se necessario, anche dell’esercito. Il giornalista gli fa notare che sarebbe contro la legge l’utilizzo della forza militare sui civili. «Beh, questi non sono civili», risponde, «queste sono persone che non si trovano legalmente nel nostro Paese». Sempre a proposito di giustizia, i progetti di Trump già spaventano avversari ed esperti di diritto. L’imprenditore avrebbe intenzione di intervenire personalmente contro quei procuratori che si rifiutassero di eseguire un ordine presidenziale di perseguire qualcuno. Una possibilità che viene bollata come una intromissione pericolosa del potere esecutivo in quello giudiziario. «Dipenderà dalla situazione», risponde quando gli viene chiesto di ripetere se davvero licenzierà i procuratori non allineati. «Ciò che hanno fatto è una cosa terribile», dice poi rivolto a quelli che lo accusano nei diversi procedimenti giudiziari in cui è coinvolto. Un altro campanello d’allarme per chi teme che possa piegare la giustizia a suo piacimento riguarda la possibilità che conceda la grazia alle persone condannate per aver partecipato all’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021. Per la maggior parte erano fedeli trumpiani convinti che il risultato delle elezioni di novembre fosse stato stravolto, e l’allora uscente Trump non fece nulla per smentire questa teoria del complotto. Sull’interruzione volontaria di gravidanza sa che il partito rischia di perdere voti a livello nazionale, per cui usa una doppia tattica: non farà nulla per correggere la decisione della Corte Suprema che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade, anche grazie al voto di 3 giudici da lui nominati, e d’altre parte lascerà che siano gli Stati a regolarsi. Anche monitorando le gravidanze delle donne: «Penso che potrebbero farlo». Oltre all’intenzione di chiudere l’ufficio di preparazione alla pandemia della Casa Bianca, anche sulla politica estera mostra di avere le idee chiare. Due mesi fa le sue affermazioni avevano mandato in fibrillazione gli alleati occidentali, quando ha detto che in caso di attacco russo, non sarebbe intervenuto a sostegno di quei Paesi Nato che non sono in regola con i pagamenti. «Se non hai intenzione di pagare, allora sei da solo», ha ribadito al Time. e incalzato sugli aiuti all’Ucraina, ha aggiunto: «Se l’Europa non pagherà, perché dovremmo pagare noi? Loro sono molto più colpiti, tra noi invece c’è un oceano. E loro non lo fanno (inviare aiuti militari, ndr)». E forse a poco serve la chiosa del giornalista, come le altre che chiudono ogni osservazione di Trump: «I Paesi dlel’Unione Europea hanno donato più di 100 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina».


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