«Il lavoratore interinale è come l’auto aziendale: se si ferma lo sostituiamo»

Così si è sentita rispondere un’addetta incinta dal responsabile delle risorse umane della Vibac

Il lavoratore interinale? È come una macchina aziendale. Se si ferma, lo sostituiamo con una telefonata. È quello che si è sentita dire una lavoratrice precaria in gravidanza della Vibac, multinazionale che produce nastro da imballaggi, dal responsabile delle risorse umane dell’azienda. «È brutto da dire, ma funziona così. Con questa spada di Damocle sulla testa, comunque, si riesce a inquadrare un pochino le persone», ha aggiunto. Il Fatto Quotidiano racconta l’episodio avvenuto nello stabilimento di Bazzano vicino L’Aquila. E sul quale ora dovrà pronunciarsi il tribunale del lavoro. Il ricorso lo hanno presentato gli avvocati Silvia Conti e Carlo De Marchis per conto Associazione nazionale per la lotta alle discriminazioni (Anlod).


L’atto riporta la trascrizione del dialogo registrato dall’addetta. La donna era stata assunta nel settembre 2023 tramite un’agenzia di somministrazione. Nei dialoghi i lavoratori precari venivano paragonati alle auto aziendali: «Con il determinato se non ti dovesse piacere, ma non è il tuo caso, hai modo di mandarlo via (il dipendente, ndr) quando scade il contratto». E ancora: nel ricorso si legge anche che «la valutazione del lavoratore a tempo indeterminato è infatti limitata a due mesi mentre la società per sua stessa ammissione estende la durata della prova a dismisura discriminando i lavoratori assunti a tempo determinato che subiscono una “prova” ben superiore a quella dei lavoratori a tempo indeterminato per il solo fatto di essere impiegati con tale tipologia contrattuale». I legali chiedono quindi al giudice di ordinare l’assunzione a tempo indeterminato della lavoratrice in maternità.


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