Satnam Singh, parla la moglie del bracciante morto nei campi: «Il padrone ci ha requisito i telefoni e impedito di chiamare i soccorsi»

Il dolore della 26enne Sony: «L’Italia non è un Paese buono». Ora al suo fianco dopo la tragedia i sindacati di Latina

È disperata Sony, la moglie di Satnam Singh, il bracciante indiano di 31 anni che ha perso un braccio in un incidente di lavoro ed è poi morto a causa delle ferite riportate. Ha 26 anni ed è arrivata in Italia dall’India tre anni fa con il marito. Ora, dopo la tragedia scoppiata in casa si trova a dover gestire la morte improvvisa del marito con tutte le difficoltà del caso. A supportarla fin dall’inizio ci sono i sindacati, in particolare nella figura di Laura Hardeep Kaur, segretaria Flai Cgil di Latina e Frosinone. «Ho visto l’incidente, ho implorato il padrone di portarlo in ospedale ma lui doveva salvare la sua azienda agricola. Ha messo davanti a tutto la sua azienda agricola», ha raccontato la donna a la Repubblica. «Il padrone ha preso i nostri telefoni per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo. Poi ci ha messi sul furgone togliendoci la possibilità anche di chiamare i soccorsi».


«Io sono indiana, l’Italia non è un Paese buono»

Secondo quanto ricostruito finora, Satnam è rimasto per novanta minuti con il braccio staccato prima di arrivare all’ospedale San Camillo di Roma in elisoccorso. L’azienda per cui lavorava è la Lovato di via del Passo a Borgo Santa Maria in provincia di Latina e pagava i lavoratori 4-5 euro l’ora. Ora il suo datore di lavoro Antonello Lovato, 38 anni, è indagato per omicidio colposo, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro ed omissione di soccorso. «Io sono indiana, l’Italia non è un Paese buono», ha aggiunto la moglie.


ANSA | Stringer / L’azienda agricola Lovato a Borgo Santa Maria, nella campagne della provincia di Latina, dove lavorava Satnam Singh

Il racconto (coraggioso) dei testimoni

Satnam e Sony, raccontano i loro amici, erano «una coppia affiatata: se lei stava male lui restava a casa con lei, preferiva perdere una giornata di lavoro pur di non lasciarla sola. Non avevano niente se non loro stessi e lui era profondamente rispettoso di sua moglie». Uno dei braccianti che lavorava con Satnam, nonostante sia senza permesso di soggiorno, ha deciso di testimoniare davanti ai carabinieri. «Ho deciso comunque di assumermi il rischio di essere cacciato dall’Italia con un foglio di via. Lo devo a Satnam e a sua moglie», ha dichiarato. La Flai Cgil ora è al lavoro per chiedere permessi di soggiorno per motivi di giustizia così da mettere nelle condizioni di raccontare quanto accaduto a chi era presente.

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