Manovra, arriva il taglio del costo del lavoro
Il taglio delle tariffe INAIL, ovvero dei contributi che le aziende versano per assicurare i dipendenti contro gli infortuni sul lavoro, arriva al Senato dove è in corso la discussione sulla legge di bilancio. Già nel 2014 il Governo Letta aveva ridotto i costi di 1 miliardo e 200 milioni di euro: ora, grazie a un emendamento del Governo alla manovra, il cuneo fiscale potrebbe subire un taglio ulteriore di 410 milioni nel 2019, destinato ad aumentare nei due anni successivi. Una crescita di quasi il 30% in tre anni che si tradurrà in un risparmio per le imprese. Si andrebbe così a realizzare il taglio del cuneo fiscale annunciato dal Ministro Di Maio in diverse occasioni, l’ultima nella lettera alle imprese pubblicata sul Sole 24 Ore l’8 dicembre scorso.
Ma cos’è il cuneo fiscale? È l’insieme delle imposte che devono versare i lavoratori e le imprese. Detto in parole più semplici: è la differenza tra quanto un lavoratore si ritrova netto in busta paga e quanto costa all’impresa.
Il cuneo fiscale in Italia pesa il 47,7% dei costi sostenuti da un’impresa per un lavoratore senza carichi familiari, secondo l’ultimo rapporto OCSE Taxing Wages 2018. Il 47,7% si ottiene sommando i contributi previdenziali pari al 31,2% (7,2% in carico al lavoratore e 24% sul datore di lavoro) e le imposte personali sul reddito che sono il 16,5%. Per l’impresa pesano l’IRAP, l’INAIL e l’INPS, per il lavoratore l’IRPEF, le addizionali IRPEF e la quota INPS.
Non è possibile calcolare quanto il taglio del governo inciderebbe sul totale del cuneo fiscale, perché le tariffe INAIL variano a seconda della pericolosità del lavoro. Per un operaio che lavora sulle gru il costo è di molto superiore rispetto a quello di un commesso.