Violenza di coppia nei giovanissimi. I dati Eurispes e il ddL Pillon
Qual è, tra i giovani dai diciotto ai trent’anni, la soglia di tolleranza nei riguardi dei comportamenti violenti all’interno di un rapporto di coppia? A questa tematica ha cercato di dare una risposta l’istituto di ricerca Eurispes, che ha pubblicato uno studio intitolato “Amore malato: tra ricatti e minacce, ovvero dinamiche disfunzionali di coppia”.
Secondo quanto riportato da Eurispes, i risultati variano secondo il sesso, la provenienza geografica e il titolo di studio.
per quattro giovani su dieci, il gesto di violenza è “tollerabile”. Tra le donne, quasi un terzo delle intervistate (30,8%) non porrebbe necessariamente fine al rapporto.
Lo scorporo dei dati indica che a un titolo più alto di studio corrisponde una più netta insofferenza verso eventuali gesti di violenza.
I tipi di violenza tollerati, spaziano dalle più evidenti manifestazioni fisiche alle minacce di suicidio. Più o meno fondate che siano, le minacce di autolesionismo giocano un ruolo importante nella psicologia del partner, condizionandone la scelta di interrompere la relazione. Il dato più interessante è che a essere maggiormente interessate a questo fenomeno sono le coppie omosessuali. Si legge nello stesso rapporto Eurispes:
Il picco si rileva tra gli omosessuali: addirittura il 34,7% si è sentito minacciare in caso di abbandono (contro il 30% dei bisessuali e il 20,2% degli eterosessuali).
In meno di un quinto delle coppie che si sono separate dopo la minaccia (sia eterosessuali che omosessuali), ciò è avvenuto come immediata conseguenza. Nel 30,8% dei casi si è aspettato un po’ di tempo prima di chiudere, e nel 15,5% ci si è lasciati di comune accordo. Mentre quasi due su dieci (18,6%) hanno deciso di rimanere insieme nonostante le minacce:
Si può, quindi, dedurre che è tutt’altro che trascurabile la percentuale di chi non prende troppo sul serio le parole violente e non le ritiene motivo sufficiente per interrompere la relazione.
Alla luce dei presenti dati, il ddL Pillon rischierebbe di non garantire una sufficiente tutela per tutte quelle fasce della popolazione che non sono in grado, per i più differenti motivi, di difendersi da atti di violenza e condizioni di sofferenza. E rischierebbe di non considerare affatto i dati sulle relazioni omosessuali.
Il ddl Pillon, o ddl 735, che è stato presentato in senato ad agosto, insiste sulla ridefinizione delle dinamiche di separazione e di genitorialità condivisa nelle coppie eterosessuali (non si parla mai di unioni civili o di omogenitorialità). In uno dei passaggi principali, il disegno si concentra sulla proposta di inserimento di una figura obbligatoria di mediazione (a pagamento) nelle coppie con figli minori – che faccia da “arbitro” nei conflitti familiari, tenuta a gestire il tentativo di riconciliazione dei due componenti della relazione.
Si legge nella corpo:
L’articolo 7, sancisce che le coppie con figli devono procedere alla mediazione obbligatoria per aiutare le parti a trovare un accordo nell’interesse dei minori.
Poco più in basso nel testo, il senatore leghista spiega che:
I coniugi che abbiano depositato ricorso congiunto per la separazione consensuale sono esentati dalla mediazione obbligatoria.
Per quanto la conflittualità genitoriale sia un problema reale per la crescita dei bambini, il ddL non prende in considerazione due aspetti preliminari. Del primo si è ampiamente parlato nei mesi successivi alla presentazione del disegno: il decreto rischia di privare di autonomia decisionale il coniuge che subisce violenza nella coppia, obbligandolo a passare per una terza persona, il mediatore, prima di arrivare in Tribunale – rallentando, così, il processo di allontanamento.
Il secondo aspetto è, se possibile, ancora più significativo: il ddL rischia di sottovalutare l’effettivo livello di tolleranza della violenza all’interno delle rapporto di coppia. In altre parole, il disegno di legge dà per scontato che chiunque sia in grado (o sia libero) di riconoscere e di opporsi alle violenze subìte dal partner. Le cose, come visto, non stanno così.
Questa mattina, la presidentessa della commissione europea per i diritti delle donne Vilija Blinkeviciute, in visita in Italia per verificare i comportamenti dei sanitari riguardo l’effettiva applicazione della 194 negli ospedali, ha condannato fortemente il ddL Pillon.
«Non sapevo nulla dell’esistenza di questa legge che restringerebbe i diritti delle donne», ha risposto a chi le chiedeva un’opinione sulla proposta di legge del senatore leghista. «È inaccettabile, è una violazione dei diritti dell’essere umano e non potrei mai dirmi d’accordo».