Soumaila Sacko, inizia il processo. Il pm: “Tempi rapidi”
Una prima udienza rapida, chiusa già in mattinata con i problemi di notifica (in particolare in Mali) ha dato il via al processo per la morte di Soumaila Sacko, sindacalista dei braccianti e maliano ucciso lo scorso 2 giugno all'interno di una ex fabbrica di laterizi a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia.
Le indagini
Il procuratore capo di Vibo ha spiegato nei giorni scorsi che il processo, che si apre con rito immediato quindi senza udienza preliminare, procederà rapidamente perché il "quadro indiziario è solido". Al banco degli imputati siede Antonio Pontoriero, uno dei proprietari della ex fabbrica di laterizi di San Calogero, da tempo in stato di abbandono.
L'uomo, prima della notte dell'omicidio, aveva spesso minacciato i migranti che lavorano nei campi della zona e trovano alloggi di fortuna nelle aree abbandonate, lamentando furti. Secondo quanto riferito dai carabinieri che l'hanno fermato due giorni dopo i fatti, Pontoriero pretendeva che nessuno si avvicinasse all'intera area circostante, di 100mila metri quadri, considerandola ancora a tutti gli effetti di sua proprietà.
Ad incastrarlo sono state le testimonianze di Drame Madhheri e Fofana Madoufane, anche loro maliani e braccianti, che la notte del 2 giugno si trovavano all'interno del capannone insieme a Soumaila. Ai carabinieri hanno descritto nel dettaglio l'auto di Pontoriero, incluse le prime lettere della targa, e l'abbigliamento.
Il ruolo di sindacalista
Soumaila Sacko era anche un sindacalista dei braccianti, in stragrande maggioranza migranti, che nella zona di Vibo Valentia lavorano in condizioni difficilissime, senza alcuna tutela con paghe così basse da rendere impossibile l'affitto di veri e propri alloggi. Il suo sindacato, l'Usb, ha chiesto di costituirsi parte civile al processo, così come i suoi familiari, in parte residenti in Mali, rappresentanti dall'avvocato Arturo Salerni. La prossima udienza è stata fissata per il 19 febbraio.