Hacker cinesi contro Hewlett Packard e Ibm
Il cyberspionaggio è l'ultima frontiera della guerra tecnologica che avvelena le comunicazioni. Secondo un'esclusiva Reuters, degli hacker avrebbero violato i sistemi informatici di Hewlett Packard Co. e International Business Machines Corp (Ibm) per conto del governo cinese, rubando i dati di vari clienti dei due colossi dell'informatica americana.
In una dichiarazione ufficiale Ibm ha affermato che non ci sono dati sensibili tra le informazioni ottenute dagli hacker. HP e Ibm non sarebbero le sole compagnie informatiche ad essere state prese di mira dalla Cina, sempre secondo le fonti Reuters. Ma l'informazione resta sintomo di una battaglia sempre più estrema.
Giovedi 20 dicembre il Dipartimento di Giustizia americano ha accusato due persone di nazionalità cinese di cyberspionaggio. Gli Usa hanno anche avuto un ruolo importante nell'arresto - il 5 dicembre in Canada – del CFO della compagnia tecnologica cinese Huawei: non un'operazione ordinaria, Meng Wanzhou non è solo il direttore finanziario ma anche la figlia del fondatore di Huawei.
Il campo di battaglia pare non avere confini: il 20 dicembre il Regno Unito, l’Australia e la Nuova Zelanda hanno denunciato un’operazione di intelligence cinese. Gli attacchi sono i più recenti episodi in una campagna del governo cinese volta ad ottenere segreti commerciali e tecnologie. Questa strategia, nota anche con il nome Cloudhopper, andrebbe avanti da diversi anni, ma con maggior intensità dal 2017.
Nel 2015 il presidente della Repubblica Cinese Xi Jinping e l’allora presidente americano Barack Obama avevano firmato un accordo in cui si impegnavano a sospendere ogni attività di spionaggio economico. Ma quelle parole di pace sembrano lontanissime.