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Carovana olandese arriva in Grecia per “portare a casa” i rifugiati

25 Dicembre 2018 - 18:28 Emma Bubola
Il convoglio cittadino partito il 21 Dicembre da Utrecht punta alla ricollocazione dei rifugiati in Olanda

Sessanta cittadini olandesi hanno deciso di occuparsi in prima persona della ricollocazione dei rifugiati, insoddisfatti dell'azione dello Stato. Il 21 dicembre i membri del collettivo Portiamoli a casa (We Gaan Ze Halen) sono partiti da Utrecht diretti ad Atene con 25 macchine e un autobus vuoto, lo spazio sufficiente per portare in Olanda 150 richiedenti asilo.

 

Si sono messi al volante cittadini comuni: adolescenti, lavoratori e pensionati. “Non potevamo stare seduti alle nostre cene di Natale e divertirci mentre la gente muore nei campi in Grecia” ci spiega Rikko Voorberg, 38 anni, uno dei fondatori. Hanno attraversato la Macedonia, la Serbia, hanno dormito un po’ dappertutto (in ostello, in chiesa, in moschea), e dopo un paio di guasti all’autobus hanno raggiunto Atene la mattina della Vigilia.

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Rikko Voorberg di fronte al parlamento ateniese, il 24 dicembre

Secondo l’UNHCR, ci sono 14 500 migranti bloccati sulle isole dell’Egeo, dove i campi hanno spazio solo per 9000. Le ONG che lavorano sul campo denunciano le gravi condizioni sanitarie nei campi, e i rischi cui i richiedenti asilo sono esposti.

 

Quest’ emergenza è tutt’altro che nuova. Nel 2015 la situazione nei campi aveva spinto il Consiglio Europeo ad adottare un programma di ricollocazione dei rifugiati presenti in Grecia, Italia, e Ungheria tra i vari paesi europei. Un anno dopo, l’Olanda, come la maggior parte degli altri paesi europei, non ha rispettato l’impegno preso, accogliendo solo 1.908 profughi sui 8.712 previsti.

 

Nasce così il movimento “Portiamoli a casa”: nel novembre 2016, 250 cittadini olandesi guidano le loro macchine di fronte al parlamento all’Aia al grido “Siamo gli autisti dell’Olanda, vogliamo aiutarvi a portare qua i rifugiati”. Il collettivo non si limita ad un gesto simbolico, ma fa causa allo stato olandese per aver abdicato ai suoi obblighi. Prima all’Aia, poi a Bruxelles, Portiamoli a casa perde le due battaglie legali. I giudici stabiliscono che i numeri dei rifugiati da ricollocare non siano assoluti, ma percentuali del flusso. L’Olanda non sarebbe dunque obbligata a rispettare le cifre iniziali dell’accordo dato che il numero di arrivi tra 2015 e 2017 è stato sensibilmente inferiore alle stime dell’UE.

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La protesta di fronte al parlamento olandese, Novembre 2016

Ma Rikko e i suoi colleghi non si danno per vinti, e scrivono al premier greco Alexis Tsipras chiedendo di stringere un accordo bilaterale di ricollocazione tra Grecia e Olanda. Non ricevendo risposta, si mettono al volante, e il 24 dicembre depongono la loro richiesta al parlamento ateniese. “Sappiamo che la possibilità che accettino è molto remota, perché non saranno in grado di passare oltre tutti i protocolli, ma almeno volevamo che la gente tornasse a parlare di ricollocazione”, ci spiega Rikko.

 

E ce l’hanno fatta: “Non sappiamo ancora se gli attivisti riusciranno a riportare i rifugiati in Olanda, ma quello che sono sicuramente riusciti a fare è stato riportare il problema in cima alla lista della priorità”, afferma il presentatore della popolare trasmissione olandese EenVandaag.

https://www.facebook.com/WeGaanZeHalen/videos/971816429677939/

 

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