Gilet Gialli, presidio continuo. Il Natale dalle rotonde
La sera del 24 dicembre, sulle rotonde delle più diverse città francesi ci sono gli stessi visi delle ultime cinque settimane e mezzo. Per le strade spuntano tavoli da campeggio, gazebo bianchi e verdi, cioccolate calde e piatti cucinati alla buona: i gilet gialli fanno tutto fuorché lasciare le strade.
«Sto molto meglio qui che da solo a casa davanti alla TV», dice qualcuno dalla rotonda di Muy. Lì i manifestanti hanno personalizzato i gilet con il nome del luogo. «È per i media», spiegano, «devono sapere che noi ci siamo anche oggi».
A Château-Thierry, alcuni gilet gialli portano regali ai compagni venuti a manifestare la sera della viglia. Qualcuno mette la barba da Babbo Natale e il cappello rosso, altri accendono piccoli focolari per tenersi al caldo. Il clima è rilassato: si mangiano dolci sotto le luci al neon legate alle aste delle pergole.
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«Non sono amici, sono una famiglia», dice Maria, mentre cena con una dozzina di altri gilet gialli sulla rotonda di Saint-Macaire. «Facciamo Natale in famiglia, ma se non veniamo sulla nostra rotonda poi ci manca», dice un'altra giovane ragazza dalla piazza di Bel-Air, che fugge un'oretta dal pranzo domestico per salutare chi è lì fuori anche oggi.
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Più a nord, nella regione di Somain, altre 250 persone improvvisano una messa in memoria di dieci manifestanti morti in una delle giornate di protesta. Accanto a loro, cinquanta candele illuminano la rotonda.
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Al pedaggio di La Ciotat, in Provenza, gli automobilisti festeggiano con vaschette di formaggi, fritti e ostriche. «Siamo tutti insieme, qui, stasera. Non sono solo parole», dice Christine, già militante a sinistra prima dei gilet gialli.
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«Stiamo ritrovando un sentimento di fraternità», aggiunge qualcun altro dai bordi dell'A50. Ed è vero: sono giorni di unione che la Francia non dimenticherà tanto presto. Tantomeno Macron.