Calcio a porte chiuse, la reazione degli allenatori
“Se serve lo accettiamo”. Sono le parole dell’allenatore dell’Inter, Luciano Spalletti che in conferenza stampa commenta la decisione del giudice sportivo: due giornate a porte chiuse per i nerazzurri e il divieto di trasferta per i tifosi della squadra. “Ghiocheremo con lo stadio vuoto perché ci sembra corretto il fatto di avere comportamenti diversi – dice Spalletti – vogliamo vivere le partite in un contesto differente come succede in altri paesi”.
Apertura da Spalletti anche all’ipotesi di stop: “Fermarsi dopo i cori razzisti potrebbe essere una soluzione momentanea – spiega — ma sono tanti gli episodi accaduti, ora bisogna fare qualcosa di diverso. Non si può offendere un giocatore, o un allenatore, per 90 minuti”.
Quella disgraziata sera di Santo Stefano c’era anche Carlo Ancelotti, sul prato di San Siro. Il messaggio lo aveva lanciato a caldo, lo conferma dopo qualche giorni: “Bisogna fermare gli incontri quando succedono certe cose. Bastano anche dieci minuti, ma così non si può andare avanti”.
“Io sto con Ancelotti, sposo e condivido pienamente la sua linea – dice Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma che ripete i concetti di Spalletti: “Se non è lo Stato a regolamentare tutto, dobbiamo essere noi a dare una risposta importante”. “Si va a vedere il calcio più per offendere che per tifare la propria squadra, dunque non per cultura sportiva – spiega ancora Di Francesco – Abbiamo fatto tanti discorsi, passando per le scuole, ma la situazione non cambia”. E poi conclude: “L’esempio è l’Inghilterra: bisogna essere duri e decisi, certi comportamenti non possono essere lasciati andare con troppa facilità”.
All’Inghilterra guarda anche Walter Mazzarri, ora al Torino, ma uno che in Premier ha allenato: “Individuare quei tifosi che intonano cori razzisti, prenderli in tribuna e portarli subito in galera, come si fa in Inghilterra. Vi faccio vedere che così facendo, la finiamo una volta per sempre”.
Anche Gattuso si dice d’accordo con le parole che Ancelotti ha usato a fine partita rispetto ai cori razzisti. “È giusto fermarsi – sostiene l’allenatore del Milan – però bisogna capire che si tratta di quattro imbecilli che fanno i versi, non di tutto lo stadio”. E conclude: “È un problema, c’è bisogno di rispetto per tutte le persone”.
Va controcorrente Massimiliano Allegri: “Fermarsi? Chiudere gli stadi? Non compete a noi decidere – dice l’allenatore della Juventus – Io sono per andare avanti, il problema va risolto a monte. La tecnologia negli stadi potrebbe andare a prendere chi fa casino”.