Giovani-pensionati: tutti i dubbi sulla staffetta al lavoro
Quota 100 aiuterà i giovani. Ha risposto così il premier Giuseppe Conte alla domanda di Open durante la conferenza stampa di fine anno. Nella domanda si chiedeva se davvero pensasse che il possibile pre-pensionamento di alcune centinaia di migliaia di lavoratori si possa tradurre nell'assunzione di nuovi giovani. Un tema di cui si è discusso molto negli ultimi mesi e che è stato spesso relegato al capitolo pensioni, come se ai giovani non dovesse interessare. Al contrario invece è proprio il governo che più volte ha giustificato la spesa di oltre 20 miliardi in tre anni sostenendo che i posti liberati da chi andrà in pensione saranno riempiti da nuovi giovani assunti.
E Conte oggi è tornato sul punto portando un argomento in particolare. Le grandi aziende pubbliche hanno assicurato in alcuni incontri con il Governo che a fronte dei pensionamenti non ridurranno gli organici ma faranno nuove assunzioni. Questo si tradurrebbe quindi in nuovi giovani occupati, anche tre giovani per ogni pensionato. Oltre a questo Conte ha ricordato come ci siano alcuni provvedimenti in manovra dedicati ai giovani come l'assunzione di 1000 ricercatori a tempo determinato o nuove borse di studio per la specializzazione nella professione medica. Ma se confrontiamo questi numeri con quelli di Quota 100 è chiaro che il meccanismo che dovrebbe scattare con il pensionamento dei lavoratori più anziani è il perno delle politiche giovanili del governo.
Ci sono però diversi aspetti che non tornano e che anche il testo della norma, che ancora non conosciamo, difficilmente potrà risolvere. Il primo è più tecnico: non sappiamo con certezza se il pensionamento anticipato spinga le aziende ad assumere nuove persone, al di là che siano giovani o meno. Sappiamo, da alcuni studi, che l'aumento dell'età pensionabile con la riforma Fornero ha causato un blocco di assunzioni di qualche decina di migliaia di under 35. Ma non è possibile sapere se avverrà l'effetto opposto, soprattutto in un momento nel quale l'economia italiana non è certo in una fase espansiva.
Anche perché fattori come l'innovazione tecnologica, la riorganizzazione interna alle imprese e le passate delocalizzazioni possono spingere a non assumere le stesse figure professionali che vanno in pensione. Non è detto che il pensionamento di un tornitore porti all'assunzione di un giovane con lo stesso profilo.
Il secondo dato riguarda l'argomento portato dal premier. Se anche le aziende pubbliche sostituissero tutti i lavoratori in pensione con nuovi assunti si parlerebbe di circa un terzo (150mila) della platea totale di quelli che andranno in pensione con Quota 100. Non possiamo prevedere i comportamenti delle imprese private e di cosa accadrà per gli autonomi e i parasubordinati.
Un terzo elemento riguarda i disoccupati italiani, che non sono tutti giovani, anzi. Su 2,7 milioni di disoccupati infatti sono circa 1,27 milioni i giovani. Meno di una persona su due che cerca lavoro in Italia ha meno di 35 anni. E nessuno può assicurare che un'impresa, comprese quelle pubbliche, scelga un giovane piuttosto che un lavoratore disoccupato adulto, magari con più competenze e che non richiede il costo di un periodo di formazione. Un comportamento che potrebbe essere poco lungimirante certo, ma che in un momento economico complesso potrebbe sembrare più sicuro.
Il prossimo anno sarà tutto più chiaro. Nel frattempo i dubbi per le conseguenze sui giovani rimangono, mentre i futuri pensionati possono contare su una certezza molto maggiore di quello che accadrà se aderiscono a Quota 100. Un'ulteriore disuguaglianza tra generazioni.