Ministro smentito dal Consulente: “Come si fa a bloccare l’aumento dei pedaggi autostradali?”
“Evitare l’aumento dei pedaggi autostradali? Mi sembra molto difficile”. A parlare è Marco Ponti, docente del Politecnico di Milano, esperto di Economia dei trasporti e soprattutto consulente del ministero dei Trasporti, chiamato da Danilo Toninelli per lavorare all’analisi costi-benefici dell’Alta velocità.
Lo abbiamo chiamato proprio per commentare le parole del ministro che, il 30 dicembre, in un’intervista a La Stampa, si è detto “ottimista” sul blocco dei rincari: “Posso dire fin d’ora che non ce ne saranno né per la rete di Autostrade, né per le tratte della Strada dei Parchi – ha dichiarato -. Alcune società minori avevano deliberato aumenti, ma stiamo lavorando perché li sospendano con provvedimenti autonomi nelle prossime ore".
"Un contratto d'acciaio"
Meno ottimista il consulente chiamato dallo stesso Toninelli. Per “sterilizzare” gli aumenti, ci spiega Ponti, bisogna “studiare i contratti in essere e i piani finanziari per vedere se è possibile un’interpretazione più favorevole agli utenti. Non è impossibile, ma si capisce che la strada è in salita. Sono contratti d’acciaio, difficili da modificare unilateralmente, un gelato avvelenato che riceviamo dalle precedenti amministrazioni”.
Alle difficoltà burocratiche si aggiungono poi i rapporti non proprio idilliaci fra il governo e Autostrade per l'Italia, la società che gestisce la maggior parte della rete autostradale italiana. Dopo il crollo del ponte Morandi, gestito da Aspi, ci sono stati diversi attriti: l'ultimo, il ricorso contro la scelta di affidare il ruolo di commissario per la ricostruzione al sindaco di Genova, Marco Bucci, e di escludere la concessionaria da demolizione e ricostruzione.
La notizia dei rincari dei pedaggi è circolata nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione di una relazione del ministero dei Trasporti che riportava tutte le cifre: +0,81% Autostrade per l’Italia, +1,17% per Società Autostrada Tirrenica, +1,8 per la tangenziale di Napoli, +5,59 per la strada dei Parchi in Abruzzo, solo per citarne alcune.
L'ipotesi controllo pubblico
Gli aumenti dei pedaggi dipendono da varie voci come le previsioni sulla crescita del traffico o gli investimenti sulla rete. Per le società a cui lo Stato ha dato in concessione la gestione delle autostrade si tratta di un’importante fonte di guadagno, per alcuni fin troppo generosa. In un articolo scritto su La Voce dopo il crollo del ponte Morandi, uno dei maggiori esperti di autostrade, Giorgio Ragazzi, ha scritto che se lo Stato assumesse nuovamente il controllo delle strade a lunga percorrenza, i pedaggi potrebbero diminuire e, al tempo stesso, potrebbero migliorare manutenzione e investimenti. Un'ipotesi piuttosto remota proprio per via dei "contratti d'acciaio" di cui parla Ponti.
Alla Stampa, Toninelli ha detto che, se le società autostradali non bloccheranno spontaneamente gli aumenti, si troverà un'altra soluzione. Ma l'impressione, salvo assi nella manica, è che sarà piuttosto difficile.
La risposta del Mit
"In realtà, al di là di un titolo evidentemente forzato, il professor Ponti non smentisce affatto il Ministro Toninelli. Ponti ammette che, pur a fronte di contratti tarati molto spesso a tutto favore dei concessionari – evidenza più volte richiamata in questi mesi dal Ministro – esiste comunque un margine per ricalibrature o sterilizzazioni degli aumenti dei pedaggi che non necessariamente devono avvenire in via unilaterale. C'è dunque uno spazio di azione. E su di esso si sta lavorando al Mit".