Coachella 2019: programma, line-up artisti e date
Per gli amanti della musica contemporanea è un evento imprescindibile, sia che si partecipi di persona, sia che si seguano le perfomance in streaming: il Coachella Festival, uno dei più grandi festival musicali al mondo, avrà luogo nei week-end dal 12 al 14 aprile e dal 19 al 21 aprile al Polo Club in Indio, in California. Sono attese circa 250.000 persone. Tra gli artisti di spicco della prossima edizione ci sono il rapper Childish Gambino, che con il video di This Is America ha raggiunto un numero molto alto di visualizzazioni, i Tame Impala, che garantiscono una parvenza ancora vagamente rock al festival, e Ariana Grande, la più giovane artista ad essersi mai esibita sullo storico palco di Indio. Tra i grandi assenti Kanye West, il rapper americano che avrebbe dovuto essere uno delle star del festival ma, secondo indiscrezioni riportate dal sito TMZ, ha rifiutato di esibirsi a causa delle dimensioni troppo ridotte del palco ritenendolo “artisticamente limitante”.
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Tra gli altri nomi noti presenti nel cartellone della prima giornata troviamo la cantautrice statunitense Janelle Monáe, la rock band britannica The 1975, il francese Dj Snake e il poliedrico dj e produttore discografico DIPLO. I protagonisti della seconda giornata saranno la cantautrice indie pop Solange, il rapper statunitense Kid Kudi, lo storico gruppo alternative rock Weezer, il re dell’ambient techno Aphex Twin, il dj electro post rock Four Tet, il rapper statunitense Wiz Khalifa e il cantautore canadese Mac DeMarco.
Nell’ultimo giorno di festival si avvicenderanno invece sul palco il cantautore Khalid, il dj russo naturalizzato tedesco e vincitore di un Grammy Award Zedd, e il gruppo scozzese dreamy indie dei CHVRCHES, per poi concludersi con la performance di Ariana Grande, l’acclamatissima e giovanissima popstar amata dai giovani di tutto il mondo. Grande rappresenta la resistenza e la rinascita davanti al terrore e alla paura dopo l’attentato al suo concerto di Manchester del 23 maggio 2017, in cui sono morte 22 persone.
La tendenza pop-friendly dell’evento non è una novità di quest’anno: il festival nasce nel 1999, offrendo agli spettatori una commistione di artisti rock, esponenti dell’hip hop alternativo e della musica elettronica. Alla prima edizione parteciparono 20mila spettatori al giorno, un numero non sufficiente a coprire i costi di produzione e di gestione del festival. Gli organizzatori persero quasi un milione di dollari e decisero di non riproporre il festival nel 2000.
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Nel 2001 gli organizzatori e gli sponsor decisero di provarci ancora una volta e di cambiare le date dell’evento in modo più strategico, passando dal mese di ottobre a quello di aprile e aumentando il prezzo dei biglietti, che passarono a 65 dollari al giorno, rispetto ai 50 della prima edizione. Anche in quell’occasione gli organizzatori andarono in rosso, ma perseverarono. Nel 2004 finalmente, per la prima volta, il festival andò sold out.
Nel corso degli anni, il panorama musicale è andato evolvendosi, così come le tendenze e la commistione sempre più forzata tra musica e marketing. Il Coachella non è stato da meno, e di anno in anno ha cavalcato l’onda degli artisti più blasonati, sino ad arrivare a essere più un evento di marketing che un evento puramente musicale.
Con l’avvento dei social network il passo è venuto da sé: il festival, nato come un piccolo ritrovo per cultori musicali, è diventato un evento mondiale. Una cosa è certa: l’età media degli spettatori e delle spettatrici si è progressivamente abbassata, fino ad arrivare a essere il sogno boho-chic (uno stile che mescola tratti bohème a tratti hippy) delle instagrammer tredicenni.
I post su Instagram hanno reso il festival musicale sempre più una passerella per mostrare coroncine di fiori (diventate successivamente anche un filtro di Snapchat) e ostentare uno stile di vita sicuramente proibitivo per giovani “normali”. Basta passare un giorno sui social network per rendersi conto del fatto che la musica è solo un pretesto: shorts sfrangiati, braccialetti, crop top fatti all’uncinetto, frange, look stravaganti e griffatissimi, collaborazioni promozionali con case di moda e compagnie di fast fashion.
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Questa virata glam avrà certamente migliorato gli introiti degli organizzatori, ma ogni anno genera polemiche da parte di chi considera ancora i concerti come un evento da vivere puramente sul profilo musicale e che, nel corso degli anni, ha visto i propri “idoli” trasformarsi sempre più in macchine da business, perdendo in genuinità sul profilo musicale. La generazione degli anni Ottanta, Novanta e Duemila sta perdendo progressivamente interesse per questo tipo di eventi. Fino a 5-10 anni fa, chi non poteva andare scriveva sui social “I can’t go to Coachella“, divenuto anche un meme. Oggi questo non accade più.