Decreto sicurezza, interviene Conte: sì all’incontro con i sindaci. Salvini non arretra
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interviene sulla polemica sul decreto sicurezza, cominciata dopo che alcuni sindaci hanno annunciato di voler sospendere la legge. Secondo fonti della presidenza del Consiglio, il premier è disponibile ad accogliere i sindaci dissidenti per parlare delle “eventuali difficoltà applicative”, ma non è disposto ad accettare deroghe: “Disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità”.
In serata però arriva lo stop del Ministro degli Interni Matteo Salvini che lancia ispezioni straordinarie per verificare che venga rispettato il divieto di iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Nelle ultime ore, il fronte della protesta si è allargato: dopo Palermo, Firenze, Parma, Napoli e Bologna anche Milano si è schierata contro il decreto sicurezza, la legge voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini per limitare l’accoglienza degli immigrati.
Alla voce dell’assessore alle politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, si è aggiunta quella del sindaco Giuseppe Sala, che ha chiesto a Salvini di ascoltare i sindaci in rivolta e di rivedere il testo della legge. “Da settimane noi sindaci avevamo chiesto che fosse data attenzione alla nostra opinione su alcuni punti critici”, ha scritto Sala, spiegando che al di dà della questione umanitaria bisogna considerare anche l’impatto del decreto sui bilanci dei comuni: “Più persone saranno per strada senza vitto e alloggio – ha scritto Sala – più saranno i casi di cui noi sindaci dovremo prenderci cura. Ministro, ci ripensi”.
Già in passato diversi sindaci avevano protestato contro il decreto sicurezza. Nei giorni scorsi il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha rianimato il fronte dei dissidenti, sospendendo l’applicazione della legge, una scelta che è stata appoggiata, a sopresa, anche da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle siciliano.
L’iniziativa ha avuto una grande eco e la risposta di Salvini è arrivata a stretto giro: “Se c’è qualche sindaco che non è d’accordo si dimetta. Orlando e De Magistris dimettetevi”, ha detto durante una diretta su Facebook, accusando chi si oppone alla legge di tradire l’Italia e gli italiani. Secondo i leghisti, chi attacca il decreto sicurezza non attacca soltanto il governo e una legge dello Stato, ma anche il Presidente della Repubblica, che l’ha firmato.
Il decreto sicurezza prevede, in sintesi, un depotenziamento dei circuiti e delle misure di accoglienza che permettevano agli immigrati di entrare in Italia attraverso un percorso controllato e regolare. Secondo alcuni critici, la legge potrebbe aumentare anziché diminuire, il numero di immigrati irregolari. L’Ispi, l’Istituto di Politica Internazionale, calcola che saranno 600mila entro il 2020. I sindaci protestano perché sarebbero i primi a far fronte a questa – per ora soltanto presunta – emergenza.
Che il decreto sicurezza possa avere ricadute negative sulle città lo dice anche l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, presieduta dal sindaco di Bari Antonio Decaro, del Partito democratico: “Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia, come ha dichiarato anche in queste ore, siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare”, ha scritto Decaro, ricordando che anche Salvini, prima di diventare ministro, “aveva invitato a disobbedire a una legge dello Stato, quella sulle unioni civili”.