Il cavaliere che voleva andare in treno: intervista a Iacopo Melio
Lei vestita elegante, con abito lungo e trucco ben fatto. Lui con maglione e camicia, in carrozzina. Lei beve il vino da un bicchiere, lui tira fuori una cannuccia. Lei si alza indispettita: «E no dai, io mi impegno, ma la cannuccia con il vino no!».
https://www.facebook.com/iacopomeliopage/videos/1088229821351555/
Lei è Federica Cacciola, in arte Martina Dell’Ombra, personaggio comico nato sul web e approdato sulla tv. Lui è Iacopo Melio e ha appena ricevuto l’onorificenza come cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. Insieme stanno girando un video per Facebook, l’obiettivo è chiedere aiuto per una onlus che si occupa di disabilità. Niente pietismo, niente belle parole, solo ironia. Esattamente come è capace di fare Iacopo, 26 anni e una voce marchiata dall’accento toscano.
Raccontarsi, in ogni aspetto
«Ho saputo dell’ onorificenza dai giornali. Era un’ora che sulla mia pagina Facebook continuavano ad arrivarmi congratulazioni ma non avevo ancora capito perché». La pagina Facebook di cui parla è un canale seguito da oltre 600mila utenti. Su Instagram i follower sono quasi 50mila. Da questi megafoni Iacopo parla di tutto, ma soprattutto di disabilità. Ha una malattia genetica che lo tiene sulla sedia a rotelle.
Iacopo è una piccola potenza mediatica e il suo successo sulla rete è partito tutto da un tweet. «Nel 2014 il ministro Maria Chiara Carrozza aveva scritto su Twitter: “Sono in viaggio su un treno meraviglioso per Firenze”. Niente di male, un modo carino per dire che viaggiava con i mezzi pubblici. Io ho commentato in modo provocatorio e per prenderla un po’ in giro ho inventato l’hashtag #vorreiprendereiltreno. Lei mi ha risposto e da lì è iniziato uno scambio di tweet».
https://twitter.com/statuses/479873878899302400
Da qui l’intuizione: raccontare cosa vuol dire per un disabile non poter prendere il treno, ma non nel solito modo. «Ho scritto un post sul mio blog in cui spiegavo che per me non prendere il treno voleva dire non poter salire su una carrozza e innamorarmi con un colpo di fulmine come qualsiasi persona normale. Single per colpa dei politici».
Vengo anch’io, no tu no
Il post diventa virale e arriva la collaborazione con Lorenzo Baglioni, giovane cantante senza parentele con il più noto Claudio. Sulle note di Vengo anch’io. No tu no di Enzo Jannacci lanciano su Facebook una canzone che racconta come sia difficile per un disabile muoversi con i mezzi, anche solo per seguire la trasferta della Fiorentina. «Si potrebbe andare tutti quanti a vedere la Viola/ c’è il 14 ferma, mi pare, davanti allo stadio/ per sentire il commento magari si porta una radio/ Ah già che fava c’è Iacopino che non ce la fa».
https://www.facebook.com/iacopomeliopage/videos/1158151880880318/
Tra tweet, articoli e canzoni nasce anche una onlus. «A gennaio 2015 ho preso due persone di cui mi fidavo e ho creato la onlus Vorrei Prendere il Treno. Ci occupiamo di tanti progetti. Con l’ultima raccolta fondi, prima di Natale, abbiamo finanziato un programma di pet therapy per un reparto di pediatria».
Questa attività occupa parecchio tempo e non è la sua vera professione. «Io vorrei fare il giornalista, da quando avevo 15 anni. Ora collaboro con Fanpage e non mi occupo solo di disabilità, anzi. Trovo offensivo che un giornalista disabile debba seguire solo questo tema. Vorrei lavorare anche ad altro».
Nel marzo 2018 Iacopo ha pubblicato il suo secondo libro: Faccio salti altissimi. «Mondadori mi aveva chiesto un libro autobiografico, io ho scritto qualcosa di diverso. È un libro in cui parlo di tanti temi oltre la disabilità, dall’eutanasia all’aborto. Alcuni li conosco direttamente, altri attraverso miei amici, altri non li posso ancora immaginare».
Assistenza e barriere architettoniche, da dove deve partire la politica
Quando il governo Conte ha divulgato la lista dei ministri c’è stato un nome su cui molti hanno fermato lo sguardo: Lorenzo Fontana, ministro per la famiglia e le disabilità. È da qui che Iacopo parte per commentare come la politica stia lavorando su questi argomenti: «Io sono molto disfattista. Mi sono stupito che sia stato scelto un ministro per le disabilità, è una ghettizzazione. Basterebbe che ogni ministero pensasse ai disabili quando lavora. E poi, ancora peggio, è associato alla famiglia. È come se il disabile non fosse un cittadino con pieni diritti ma un bambino che vive ancora con mamma e papà».
Eppure le cose da cui ripartire per lavorare sull’assistenza ai disabili ci sarebbero: «Uno degli strumenti da potenziare è il fondo Vita Indipendente. In pratica è un contributo che permette di pagare ogni mese 60 ore di assistenza. Quando andavo in università me le bruciavo tutte solo per gli accompagnamenti. È uno strumento interessante ma va potenziato».
Una battaglia di Iacopo, fin dai tempi di #vorreiprendereiltreno, è quella sugli ostacoli che impediscono a chi è in carrozzina di muoversi liberamente. «Sono necessari più investimenti per abbattere le barriere architettoniche. È un paradosso che un esercizio commerciale debba avere una bagno per disabili ma poi magari non ha un rampa di accesso».
Sesso e disabilità, il problema di cui non si parla
L’assistenza sessuale ai disabili è un argomento che in Italia tocca due tabù. Il primo è il sesso, il secondo la disabilità. «Sono assolutamente a favore, è un diritto e bisogna riuscire a garantirlo nel modo migliore. Non esagero, ogni mese mi arriva almeno un messaggio di un genitore disperato perché non sa come trattare la sessualità di suo figlio disabile».
Il punto è che oltre a garantire e legittimare questa figura ci sarebbe bisogno anche di avviare una formazione: «Molti la vedono come una figura simile a una prostituta. Non è così, anzi. Deve essere una persona che sia in grado anche di educare alla sessualità, soprattutto per chi ha una disabilità mentale. Ci sono molte persone in queste condizioni che sono costantemente vittime di abusi. Un’assistente non formata rischierebbe solo di fare più danni».
Resistere ai commenti peggiori
Messaggi di genitori, congratulazioni e pacche sulle spalle digitali. I social network non sono solo questo. Esporsi in rete e raccontarsi vuol dire anche incontrare i leoni da tastiera, quelli che non risparmiano critiche o commenti negativi.
«A me non dà fastidio quasi niente, tranne una cosa. A volte sulla mia pagina Facebook scrivo post che riguardano anche altri temi, come la politica. In questi casi capita spesso di trovare commenti dove mi scrivono “pensa alle cose tue”. Non lo torvo giusto. Io vorrei fare il giornalista e come tutti i giornalisti vorrei dare anche la mia lettura di quello che succede».