La clip virale di Ocasio Cortez che balla
L’ultimo video divenuto virale negli Stati Uniti riguarda la parlamentare americana Alexandria Ocasio-Cortez, politica e attivista democratica divenuta celebre per essere la donna più giovane mai eletta al Congresso. La deputata ha risposto con ironia alle polemiche che si sono scatenate pubblicando su Twitter un video in cui balla entrando nel suo ufficio di rappresentanza al Congresso. La parlamentare americana sembra non essere stata minimamente toccata dalle critiche dei conservatori. Anzi, in giornata ha rilasciato un’intervista a “60 minutes” in cui propone una tassa fino al 70% per i “paperoni” americani, con lo scopo di finanziare un nuovo New Deal. Nella clip, risalente al 2010, una Ocasio-Cortez ventenne e laureanda balla sul tetto della Boston University insieme ad altri compagni di corso. Il video riprende una scena di Breakfast Club riadattata sulle note di Lisztomania dei Phoenix – scena che, ai tempi, era diventata un meme musicale paragonabile alla Harlem-shake-mania di qualche anno fa. Il motivo della viralità della video è stata la sua ricondivisione su twitter da parte di molti sostenitori del partito conservatore americano. Tutti rigorosamente e affannosamente critici.
Dall’inizio del suo mandato, Ocasio-Cortez è stata oggetto di qualsiasi tipo di critica, dal vestiario al conto in banca, passando per le sue origini portoricane, fino ad arrivare al modo in cui si diverte a usare Instagram. Eppure, la più giovane parlamentare eletta al Congresso, non è l’unica giovane politica che ha dovuto fare i conti con un passato online. La generazione dei millennal, in cui la parlamentare Alexandria rientra a pieno titolo, si trova alle spalle un passato “forever archived”, come direbbero gli americani: archiviato per sempre nel web, più o meno deep. Di poco tempo fa è il caso di Eric Brakey, il giovane senatore del Partito Repubblicano nel Maine, che si è ritrovato faccia a faccia con un video risalente al 2011 in cui ballava animatamente in costume da bagno. Barkey ha provato a difendersi spiegando che si trattava di una pubblicità girata nel periodo in cui lavorava come “attore professionista”. Ma al web, si sa, le spiegazioni interessano meno degli hashtag.