Scontro nel governo sul referendum propositivo: M5S vuole l’abolizione del quorum, Matteo Salvini no
“Coinvolgere i cittadini è fondamentale, la Svizzera è un modello però un minimo di quorum bisogna metterlo. Altrimenti qui si alzano in dieci la mattina e decidono cosa fare”.
Con queste dichiarazioni diffuse in serata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini si è creata un’altra frattura all’interno del governo Lega-M5S. Al centro del dibattito è finito il quorum referendario: il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge costituzionale, che andrà all’esame della Camera a metà gennaio, volta a introdurre il referendum propositivo e l’abolizione del quorum.
Stando alle recenti dichiarazioni, però, nonostante la proposta che vede i 5 Stelle favorevoli sia contenuta anche all’interno del contratto di governo siglato dalle due componenti di maggioranza, il ministro dell’Interno non sarebbe d’accordo.
Dopo la questione migranti, dunque, si apre un altro terreno di scontro all’interno della maggioranza di governo: il ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia Diretta, Riccardo Fraccaro, ha replicato alle affermazioni di Salvini sostenendo: “Sulle riforme costituzionali la centralità spetta al Parlamento e non al governo. Saranno le Camere, non il ministro Salvini né il ministro Fraccaro, a deliberare in merito al quorum, con la consapevolezza che le riforme richiedono quanto meno il tentativo di costruire il maggior consenso possibile e di ascoltare tutti, soprattutto le opposizioni”.
“Condivido con Salvini l’idea che la Svizzera sia un modello e che i cittadini vadano coinvolti sempre di più nei processi decisionali. A tal propositivo va ricordato che in Svizzera c’è il quorum zero e che anche il contratto di governo prevede espressamente di cancellare il quorum, proprio per incentivare la partecipazione attiva”.
La mediazione
I deputati leghisti in Commissione Affari Costituzionali vorrebbero presentare un emendamento volto a fissare il quorum al 33%: “La percentuale potrebbe variare, non è sul numero che ci impicchiamo ma sull’esistenza del quorum sì. Siamo d’accordo con i 5 Stelle che l’astensione non puo’ più essere una scelta politica, però vogliamo che il referendum resti uno strumento del popolo e non in mano a lobby, associazioni di categoria o organizzazioni che potrebbero spingere pochi a un voto che varrebbe per tutti”, ha spiegato il capogruppo leghista in Commissione, Igor Iezzi. Sulla stessa linea della Lega è il Partito Democratico, che ha presentato ben 67 proposte emendative al progetto costituzionale.