Trivelle nel Golfo di Taranto: la battaglia navale tra il Governo e i Verdi
Dopo l’Adriatico anche il Golfo di Taranto sarà messo ‘sotto trivella’? Alla vigilia del nuovo anno il governo giallo-verde ha concesso 3 permessi a una società americana, la Global Med LLC, per avviare attività di ‘ricerca e coltivazione’ di idrocarburi nel mare della Puglia e della Basilicata. Per un totale di superficie di circa 2200 chilometri quadrati. Parrebbe tutto inevitabile, a insinuare il dubbio sono delle dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: non ho firmato alcun permesso, pronti 40 blocchi. Ricostruiamo l’intera vicenda. I permessi per la trivellazione sono stati resi pubblici in una nota del Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse. Della compagnia Global Med LLC non si sa molto, oltre alla sua sede legale di Littleton, Colorado, negli Stati Uniti; in Italia è domiciliata presso lo Studio Legale Turco, Viale Gioacchino Rossini 9, a Roma. Secondo dati trovati su LinkedIn, la società statunitense dovrebbe appartenere a Randalph C. Thompson, già Exxon Mobil e Amoco Production (British Petroleum). Thompson avrebbe già investito 1,5 milioni di dollari per ottenere i permessi, tra ricerca e costi amministrativi.
Negli ultimi giorni di dicembre, il governo gialloverde, e in particolare il ministro Costa, era finito sotto accusa per aver avviato una procedura di controllo per 18 verifiche di ottemperanza che riguardavano attività di trivellazione nell’Adriatico. Il ministro si è difeso, dichiarando che ha semplicemente avviato “un’azione di vigilanza per permessi già accordati nel passato” e che non si trattava assolutamente di un regalo alle lobby dei petrolieri. Secondo un rapporto di Legambiente, l’autorizzazione a trivellare nello Ionio risale ad un decreto di legge del 2011. Negli ultimi anni, la richiesta di Global Med LLC è stata accolta favorevolmente dalle amministrazioni precedenti (con una nota del Ministero dello Sviluppo Economico nel 2016 e del Ministero dell’Ambiente nel settembre del 2017) e dalla Commissione Idrocarburi (nel 2016).
L’ultima autorizzazione, però, risale soltanto a dicembre 2018. Angelo Bonelli, della Federazione dei Verdi, ha spiegato a OPEN che l’azione dell’attuale governo rappresenta una novità in quanto si tratta delle prime concessioni che sarebbero state date per il Golfo di Taranto, anche se esistono già altre piattaforme nel Mar Ionio. I rischi e i costi sarebbero molti, sempre secondo Bonelli, a partire da quelli paesaggistici per i “caraibi d’Italia”, passando per l’inquinamento marino, il disturbo all’azione dei pescatori e i danni per l’ecosistema. Tra gli aspetti più controversi il progetto di usare l’Airgun, una tecnologia che impiega vere e proprie bombe d’aria per sondare i fondali, disorientando i cetacei e facendoli spiaggiare. Nella notifica della concessione, pubblicata nel Bollettino degli Idrocarburi, si legge che l’Airgun “è ad oggi considerata la tecnica più efficace per lo studio delle caratteristiche geologiche del sottosuolo marino”.
I vantaggi legati a una maggior attività di estrazione di idrocarburi potrebbero, poi, essere limitati da una pianificazione energetica che punta, almeno in via teorica, a passare verso un’economia più verde. Qui arriva, in successione cronologica, l’intervento di Costa, datato nel giorno della Befana. E’ tornato a parlare di trivelle sul suo account Facebook: “Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sí dato dal precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra “amica dell’ambiente”. Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare lo abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel dl Semplificazioni una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise.”
La polemica è in pieno sviluppo. Per la Regione, interviene il presidente Emiliano: “Impugneremo le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise per cercare idrocarburi nel mar Ionio”: una dichiarazione di chiusura che si accompagna alla posizione ribadita da Angelo Bonelli, leader dei Verdi. “Costa non si assume le proprie responsabilità, gli atti sono stati firmati dai dirigenti del suo ministero. Il 10 dicembre ne hanno firmato ben 18, Costa dovrebbe anche spiegare perché su queste ultime operazioni non è stata fatta la valutazione d’impatto ambientale”. In serata Luigi di Maio ha commentato la vicenda su Facebook. Secondo il vicepremier il Mise si sarebbe limitato a “sancire quello che aveva deciso il vecchio Governo” perché “altrimenti avrebbe commesso un reato.” Di Maio ha accolto favorevolmente l’intervento di Emiliano, dicendosi speranzoso che un giudice blocchi quanto fatto dal suo Ministero. Secondo Di Maio inoltre le autorizzazioni sono soltanto per la “ricerca di idrocarburi” e “non la trivellazione”.