Finlandia, l’intelligenza artificiale alla portata di tutti. E in Italia?
Un finlandese su cento, 55mila in tutto. Dal dipartimento di informatica dell’Università di Helsinki è partito un programma di formazione sull’intelligenza artificiale finanziato dal governo. Lo scopo è quello di diffondere questi sistemi, facendoli conoscere a diverse tipologie di professionisti, non solo esperti del settore informatico.
Cos’è l’intelligenza artificiale
Queste due parole si trovano un po’ ovunque. Sono entrate nel linguaggio “scientifico” e in quello di tutti i giorni. Sembra che qualsiasi oggetto dotato di un circuito sia diventato “intelligente”, e in parte è così. Uno dei pionieri italiani in questo settore è stato Marco Somalvico, ingegnere elettronico che già a metà degli anni ’60 lavorava in uno dei laboratori sull’intelligenza artificiale aperti alla Stanford University. Le sue definizioni sono ancora un riferimento in questo campo.
«L’intelligenza artificiale è una disciplina che studia come realizzare programmi informatici capaci di esibire prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana».
Nel corso degli anni i sistemi di intelligenza artificiale si sono evoluti sempre di più velocemente. Ora le applicazioni più interessanti sono quelle in cui gli algoritmi imparano autonomamente. Acquisiscono i dati, li analizzano e in base a questi sono in grado di prendere autonomamente delle decisione. Un esempio? le macchine a guida autonoma.
L’esperimento in Finlandia
Per partecipare al programma lanciato da Helsinki non serve alcuna conoscenza base di coding. Chiunque può iniziare il corso online Elements of Ai, sviluppato in collaborazione con la società di consulenza Reaktor. Di certo non si diventa programmatori alla fine delle lezioni, l’importante è acquisire le basi e capire come poter sfruttare l’intelligenza artificiale nel proprio settore professionale. L’idea è nata a maggio 2018 dallo scienziato Teemu Ross.
Con questa iniziativa la Finlandia punta a prendere il suo posto nella frontiera dell’intelligenza artificiale. Una strategia che non punta sui grandi investimenti ma sulla diffusione delle competenze, come ha spiegato il ministro dell’Economia Mika Lintilä: «Noi non avremo mai abbastanza soldi da diventare leader dell’intelligenza artificiale. Quello che farà la differenza è come la useremo».
Questo Paese con poco più di cinque milioni di abitanti è già entrato una volta nella storia recente delle tecnologia. È qui, vicino al fiume Nokianvirta, che nel 1865 nacque Nokia, l’azienda diventata negli anni ’90 una delle leader nella produzione di cellulari.
E se quell’1% fosse in Italia?
Un programma come quello finlandese potrebbe spingere anche il nostro Paese ad allinearsi con la diffusione dell’intelligenza artificiale. Lo conferma anche Francesco Amigoni, docente di intelligenza artificiale al Politecnico di Milano: «Quella della Finlandia è un’idea molto furba, per due motivi. Da una parte fa crescere la consapevolezza delle persone su questi sistemi, dall’altra permette di raccogliere molti dati che poi possono tornare utili. È un beneficio sia per chi impara che per gli sviluppatori».
Sulla possibilità di replicare questo esperimento in Italia, c’è invece ancora qualche dubbio: «Mi sembra che per gestire un progetto del genere, su tutta la popolazione, sia necessario avere un sistema di gestione dei fondi e del potere centralizzato. In Italia mi sembra difficile riuscire a creare qualcosa del genere su scala nazionale, basta pensare a quanto sia spezzettato il potere a livello locale».