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L’ad del Teramo calcio: «La camorra è una scelta di vita»

12 Gennaio 2019 - 17:44 Alessandro Parodi
A margine della presentazione ufficiale dello stadio, il ceo della società ha dichiarato: «Ho sempre rispettato loro, loro hanno rispettato me». La replica del sindaco D'Alberto: «La camorra è una scelta di morte e non di vita»

«La camorra è una scelta di vita, io ho sempre rispettato loro, loro hanno rispettato me». La frase, riportata da La Gazzetta dello Sport che cita un’intervista a VeraTV, sarebbe del nuovo amministratore delegato del Teramo calcio Nicola Di Matteo a margine della presentazione ufficiale dello stadio, alla presenza del presidente del club abruzzese Luciano Campitelli. A Di Matteo risponde il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto: «La camorra è una scelta di morte e non di vita. Nessun cittadino teramano si riconosce in parole che non denuncino come la camorra, al pari di ogni altra organizzazione criminale di stampo mafioso, sia sopraffazione, delinquenza, dispregio delle leggi e della libera convivenza continua il sindaco». Il sindaco continua: «Non possiamo accettare che chi si unisce alla nostra comunità in qualche modo giustifichi o “rispetti” quei comportamenti, quelle scelte di vita e quella cultura». 

A nome del Partito Democratico, esprime “sconcerto e disapprovazione” il capogruppo consiliare Luca Pilotti: «La camorra è una gravissima e pericolosissima forma di criminalità organizzata. È inaccettabile che tali parole siano pronunciate da una persona inserita in un contesto societario che rappresenta e spende il nome della nostra città ed occorre che il signor Di Matteo chiarisca di fronte ai teramani tutti le dichiarazioni rese». Per il Pd chi la pensa così non è benvenuto a Teramo: «giacché non si può accettare che passino messaggi di questo genere, che tendono a minimizzare quella che è una dura e drammatica realtà: che la camorra è una organizzazione criminale di stampo mafioso e non una scelta di vita».

In una nota stampa diffusa dai canali sociali del Teramo calcio, l’ad Di Matteo ha precisato: «Come avrete intuito, non mi ritengo un fine oratore, né tantomeno ho in dote la capacità di argomentare in modo abile e persuasivo» premette, lasciando intendere di essere stato frainteso. «Non rinnego la mia terra, né le mie origini, ci mancherebbe, così come fa parte del mio animo rispettare tutti, ma ribadisco un concetto già affermato, per evitare ulteriori malintesi: ognuno di noi ha il diritto di scegliersi la sua strada e di disegnare il proprio percorso, ma quel tipo di vita non mi piaceva, né la reputo raccomandabile».

Nella stessa nota infatti il manager aveva ricordato come all’età di sedici anni avesse abbandonato la sua terra d’origine «perché pensavo di potermi creare un futuro normale, magari migliore. La mia è una vita salvata, perché come riportato nella mia biografia, se fossi rimasto nel mio luogo natìo, probabilmente mi sarei trovato in situazioni molto delicate». In serata arriva anche il commento via Twitter del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (M5S): “Stupore e riprovazione per le parole dell’amministratore delegato del Teramo Calcio”. Osserva Morra: “Lo sport non può che essere rispetto delle regole, chi considera la camorra una realtà da rispettare è evidentemente un soggetto che dello sport e non solo non ha capito lo spirito”.

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