«Pressioni dei servizi segreti egiziani sull’avvocato della famiglia Regeni ». La procura di Roma apre un’inchiesta
Il 25 gennaio saranno tre anni dal rapimento di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso al Cairo nel 2016 con il presunto coinvolgimento dei servizi segreti egiziani. A pochi giorni dalle manifestazioni organizzate in tutta Italia per chiedere la verità sulla morte del ragazzo, si apre un nuovo fronte di tensione fra l'Italia e l'Egitto.
La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulle pressioni che la National Security di Nasr City, ovvero i servizi segreti, avrebbe esercitato sull'avvocato egiziano della famiglia Regeni, Mohamed Lotfy. All'ufficio della National Security appartengono alcuni degli ufficiali indagati dai magistrati romani nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.
L'inchiesta è stata aperta dopo l'esposto presentato dall'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni in Italia. L'esposto sarebbe stato depositato l'11 gennaio negli uffici della Digos di Genova e dovrebbe arrivare all'attenzione del pm Sergio Colaiocco nei primi giorni della prossima settimana.
Nel documento, l'avvocato Ballerini ricostruisce gli eventi delle ultime ore ritenendo che sia stato «leso il diritto di difesa della famiglia Regeni» e «lo svolgimento dell'attività difensiva nel loro interesse, in particolare in relazione alla situazione processuale, con la recente iscrizione nel registro degli indagati di cinque ufficiali egiziani».
La notizia delle pressioni rivolte a Mohammed Lotfy arriva a due settimane dalla condanna di Amal Fathy a due anni di carcere per presunti legami con i Fratelli Musulmani e per notizie false. Fathy è la moglie di Lotfy oltre che un'attivista per i diritti umani e ha già passato otto mesi in carcere. Secondo i familiari di Giulio Regeni l'incarcerazione sarebbe legata alla battaglia del marito e del team legale egiziano nel chiarire la morte del giovane ricercatore.
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