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Cesare Battisti è arrivato nel carcere di Oristano. «Primi sei mesi in isolamento»

14 Gennaio 2019 - 11:43 Redazione
Il terrorista rosso per "ragioni di sicurezza" sconterà la pena a Oristano e non a Rebibbia, come era stato comunicato in un primo momento. L'aereo con a bordo Battisti, partito dalla Bolivia, era atterrato a Ciampino verso le 11.30. Salvini: «Finalmente finirà dove merita»

Cesare Battisti è arrivato nel carcere di Oristano, dove passerà i primi sei mesi in isolamento diurno. Dopo quasi quarant’anni di latitanza, il terrorista accusato di diversi omicidi è stato arrestato il 12 gennaio dall’Interpol mentre si trovata in Bolivia. Per Battisti è stata subito richiesta l’estradizione. Partito il 13 gennaio dopo le 22 italiane, l’aereo che trasportava Battisti è atterrato stamane alle 11.30 all’aeroporto di Ciampino. All’arrivo erano presenti il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il vicepremier Matteo Salvini.

Cesare Battisti preso in consegna dalla Polizia penitenziaria

Ore 19.18 «C’era bisogno di verità e di giustizia. Ora toccherà a chi di dovere accertare tutta una serie di cose, c’erano delle sentenze già emanate». Sono queste le parole di Don Luigi Ciotti commentando all’Ansa l’arresto e il ritorno di Cesare Battisti in Italia. «Se torniamo indietro negli anni – dice Don Ciotti – ci sono persone che avevano fatto il carcere, che avevano risposto degli errori gravi e che quindi era giusto poi accompagnarli, come lo si fa con tutti, in un percorso dopo aver risposto a quello la giustizia stabilisce. Quindi noi abbiamo sì accolto in Italia dei percorsi: anche all’interno del mondo della Chiesa si sono offerte delle opportunità a persone che avevano sbagliato ma che avevano riconosciuto i propri errori, che avevano subito dei processi, che hanno ricevuto delle condanne, che hanno dovuto rispondere all’interno delle carceri». «Ma sempre» – dice il fondatore di Libera – «con un’attenzione particolare alle vittime, che hanno bisogno non solo di essere celebrate, ma veramente di una memoria viva, che è fatta di responsabilità e di impegno e di grande attenzione».

Ore 17.25 Cesare Battisti è arrivato nel carcere di Oristano. Deve scontare l’ergastolo e sarà sottoposto per 6 mesi a isolamento diurno. Andrà nella sezione As2 del carcere di Massama (Oristano), il circuito di massima sicurezza riservata ai terroristi. L’ex terrorista ha varcato le porte dell’istituto a bordo di un furgone con i vetri oscurati e una quindicina di auto al seguito con sirene spiegate. All’esterno della casa circondariale, presidiata dalle forze dell’ordine, solo un gruppo di giornalisti.

Intanto parla all’AdnKronos un altro ex terrorista, l’ex brigatista Paolo Persichetti. Cesare Battisti è stato uno dei suoi compagni di ‘”esilio” a Parigi. «Lo hanno descritto come uno dei salotti, viveva in una soffitta», dice Persichetti. «C’è una costruzione del mostro, del personaggio… La birra, il ghigno, il sorriso strafottente, la barba finta che finta non è… Lo hanno descritto come uno che si godeva la vita, la bella gente… Ma Battisti viveva in una soffitta e faceva il portiere. Lavorava in un sottoscala dove c’era un computerone su cui scriveva, però nell’immaginario era uno che viveva nei salotti francesi. Ha pensato di salvarsi con la scrittura ed è finito intrappolato nella figura dell’intellettuale da salotto». «Dicono è finita la pacchia – aggiunge l’ex brigatista – Ma non sanno di cosa parlano, l’esilio è una vita dura, è la vita del sans papier».

14.30 Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede su Battisti: «Oggi è stato un momento importante per tutto il popolo italiano. Le famiglie delle vittime di Battisti avevano la volontà di rivendicare che chi ha sbagliato deve pagare. Voglio sottolineare l’importante collaborazione a livello internazionale. Sottolineo un momento di cambiamento di immagine dell’Italia all’estero che oggi si fa rispettare all’estero non solo nella ricerca di tutti gli altri latitanti come ha detto Salvini, ma anche in tutta la politica nella prevenzione del terrorismo in cui l’Italia esprime una voce sempre più autorevole. La fuga di Battisti ha mortificato il dolore italiano e delle famiglie. Non dimentichiamo che quella fuga è stata protetta dal governo francese e quello brasiliano di Lula. In questi minuti Cesare Battisti viene consegnato al gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria. Battisti non andrà a Rebibbia ma nel carcere di Oristano. Una decisione presa per le condizioni particolari di sicurezza che devono essere garantite nel migliore dei modi».

Ore 14.24 Prende la parola Salvini: «Su Battisti: una giornata che si aspettava da 37 anni. Stiamo lavorando su altre decine di terroristi che non stanno scontando la pena in Italia. Abbiamo già elementi. Bene l’incontro con i comuni, se hanno capito quello che c’era scritto meglio. Ulteriori approfondimenti non si negano a nessuno. L’incontro con Avramopoulos sono soddisfatto delle sue parole. Ora aspettiamo i fatti. Gli ho messo in mano un elenco di 670 persone potenzialmente ricollocabili già da questo pomeriggio. Il 2019 è il primo e unico degli ultimi anni dove ad oggi ci sono state più espulsioni che arrivi. Si registrano 53 sbarchi a fronte degli 840 dell’anno scorso. E si registrano 73 espulsioni. L’anno comincia bene».

Ore 14.23 Conte: Dopo l’arresto di Battisti «abbiamo garantito il percorso piu’ veloce, perché arrivasse in Italia. Stiamo parlando di omicidi, di reati connessi al terrorismo e occorreva garantire l’effettività della pena». «È stata anche valutata la possibilità che Battisti potesse transitare da Brasilia», dice ancora Conte. «Alla fine abbiamo valutato che le difficoltà di questo passaggio. E soprattutto è stato fondamentale il fatto che l’Italia non ha un limite della pena (con la Bolivia, ndr): Battisti potrà scontare l’intera pena», dice.

Ore 14.20 Comincia la conferenza stampa a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Alfonso Bonafede. All’ordine del giorno Battisti, poi l’incontro col commissario Avramopoulos e l’immigrazione e l’incontro appena concluso con la delegazione Anci sul decreto sicurezza. «Abbiamo garantito il percorso più sicuro e veloce affinché arrivasse in Italia. Ribadisco il ringraziamento a Bolsonaro ma anche il governo boliviano per la massima disponibilità e collaborazione. Grande lavoro di squadra a livello governativo ma soprattutto con le forze di intelligence e di polizia e con l’interpol. Lo dovevamo alle famiglie delle vittime», dice il premier Giuseppe Conte.

Ore 13.46 – Il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha commentato la cattura di Battisti: «Posso dire che abbiamo sfruttato la tecnologia e le buone relazioni che la nostra intelligence ha costruito nel tempo, nei teatri dove abbiamo operato». E sul presidente brasiliano ha detto: «Non è merito di Bolsonaro se Battisti è in Italia».

Ore 13.45 – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha telefonato al presidente brasiliano Jair Bolsonaro, con il quale ha avuto una lunga, cordiale e costruttiva telefonata: «Gli ho ribadito l’enorme grazie a nome di 60 milioni di italiani per averci permesso di chiudere positivamente la questione Battisti e ci siamo impegnati ad incontrarci presto in Brasile o in Italia per rinsaldare i legami tra i nostri popoli, i nostri governi e la nostra amicizia personale».

Ore 13.42 – «So che andrò in prigione». È una delle prime frasi pronunciate da Cesare Battisti una volta entrato nella saletta dell’aeroporto di Ciampino per le procedure di notifica degli atti. Battisti è parso sostanzialmente rassegnato. L’ex terrorista ha anche ringraziato la polizia per il trattamento avuto nelle fasi successive all’arresto e per essere stato fornito di abiti più pesanti di quelli che indossava.

Ore 13.08 – Cesare Battisti ha lasciato l’aeroporto di Ciampino a bordo di un’auto della Polizia a conclusione delle procedure di notifica degli atti giudiziari. Ora dovrebbe essere condotto prima in questura e poi nel carcere di Rebibbia.

Ore 12.55 – «Battisti deve essere accolto nelle patrie galere, non da un codazzo di politici», ha scritto Antonio Tajani, il presidente del Parlamento europeo, su Twitter.

Ore 12.35 – Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e Libertà, ex presidente della commissione Affari esteri della Camera, ha invece criticato la presenza di Salvini e Bonafede all’aeroporto:«È assolutamente indecente che ministro degli Interni e della Giustizia vadano all’aeroporto per fare una passerella mediatica in seguito all’arresto di un criminale».

Ore 12.13 – La cattura di Cesare Battisti è «un risultato storico, il risultato di una squadra che lavora compatta, non solo il governo e le forze dell’ordine ma tutte le istituzioni, che, unite, hanno cercato questo risultato con perseveranza. Parliamo di un pluriomicida che si è macchiato di reati gravissimi e con la sua fuga ha offeso il Paese. Il momento in cui la giustizia farà il suo corso è quando varcherà la porta del carcere: a quel punto sconterà la pena dell’ergastolo». Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a Ciampino che ha aggiunto: «Nessuno può sottrarsi alla giustizia italiana».

Ore 12.06 – Il vicepremier Salvini ha commentato l’arrivo su Twitter: «Finalmente l’assassino comunista Cesare Battisti torna nelle patrie galere. Giornata storica per l’Italia». Il ministro dell’Interno, mentre attendeva il terrorista ai piedi dalla scaletta dell’aereo, ha anche aggiunto: «Chi sbaglia paga. Finalmente finirà dove merita un assassino comunista, un delinquente, un vigliacco».

Ore 11.30 – L’aereo di Cesare Battisti partito da Santa Cruz, in Bolivia, ieri sera poco dopo le 22 italiane, è atterrato all’aeroporto di Ciampino. Il terrorista, in fuga da 38 anni, è stato arrestato dall’Interpol in Bolivia. Ad attendere il suo arrivo c’erano anche il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Battisti sarà ora trasportato in uno dei reparti di alta sicurezza del carcere di Rebibbia, dove sarà evitato qualunque suo contatto con altri detenuti e sarà sottoposto all’isolamento diurno per sei mesi, come previsto per i condannati all’ergastolo.

Sul ritorno in Italia di Battisti si sono espressi anche i figli delle vittime. «Ho aspettato questo momento per 40 anni. Adesso speriamo che sia la volta buona, anche se la strada è ancora lunga. La nostra è una famiglia di ciclisti, per cui siamo abituati a pedalare tanto e fino a che non tagliamo il traguardo, sappiamo che la fatica non è finita». Ha commentato al Messaggero, Adriano Sabbadin, figlio di Lino, ucciso da un commando dei Proletari armati per il comunismo. Sabbadin non esprime «né odio né vendetta, solo gioia per mio padre».

«Finalmente è fatta. Lo porteranno in Italia e sconterà la sua pena. Non credo che nel 2019 ci sia ancora qualcuno disposto a proteggerlo. Per me oggi è come finire improvvisamente sotto una doccia fredda. Gelida e piacevole allo stesso tempo». Reagisce così alla cattura di Cesare Battisti, Alberto Torregiani, figlio del gioielliere Pierluigi ucciso nel 1979 in un agguato ideato da Battisti. «Non so se prima o poi lo incontrerò – aggiunge – Ci penserò, ma ora l’importante è che non ci siano sorprese».

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