Estradizione lampo per Battisti, tradito da un wi-fi
L’atterraggio all’aeroporto di Ciampino è previsto intorno alle 11.30. A scendere la scaletta del Falcon dell’aeronautica italiana, Cesare Battisti, il terrorista mai pentito dei Proletari armati per il comunismo, arrestato dalla polizia internazionale dopo quasi 38 anni di latitanza mentre passeggiava per le vie di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. «Sconterà l’ergastolo», ha assicurato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che sarà allo scalo romano ad attenderlo insieme al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una volta in Italia, sarà preso in consegna dal gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria che lo porterà al carcere di Rebibbia a Roma, dove sarà condotto nel circuito di alta sicurezza riservato ai terroristi. In cella da solo e 6 mesi di isolamento diurno. Questo il trattamento carcerario che, a quanto si apprende, gli sarà riservato.
Un rimpatrio che è avvenuto a tempi record, e senza passare per il Brasile. Battisti è stato imbarcato direttamente sul Falcon diretto in Italia e decollato dall’aeroporto di Santa Cruz. Proprio dalla Bolivia il fuggitivo sperava di ottenere lo status di rifugiato. A tradirlo, forse un’ingenuità, un errore che gli è risultato fatale lo scorso dicembre. Seduto nella sala di attesa dell’aeroporto di Sinop, in Brasile, si connette con il suo cellulare alla rete wi-fi. Da quel momento in avanti, l’Imei – il codice numerico univoco che serve a identificare i dispositivi mobili – sarà sempre riconducibile alla posizione di Battisti e dunque qualunque sim decida di sostituire – e attraverso le quali è convinto di risultare invisibile – non servirà al suo scopo.
Una volta in Italia, Battisti sconterà l’ergastolo – e non la pena massima di 30 anni come previsto dall’ordinamento giuridico brasiliano. Questo poiché è stato espulso dalla Bolivia e dunque l’accordo stipulato tra Italia e Brasile nel 2017, a cui aveva lavorato l’ex ministro della Giustizia Orlando, non ha più valore. Ecco perché un passaggio intermedio dal Brasile sarebbe potuto essere rischioso. Ciò «ha permesso di non impegnare il nostro governo al limite di condanna di 30 anni che avrebbe richiesto Brasilia» – ha spiegato l’ambasciatore italiano a La Paz, Placido Vigo, che ha gestito l’uscita obbligatoria di Battisti decisa dalla Bolivia. «Inoltre – ha proseguito Vigo – ha evitato il rischio di un arresto in extremis in territorio brasiliano con l’ipotesi della necessità di una ulteriore richiesta di estradizione».