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Anche i Nobel possono sbagliare, da Watson e Montagnier in tanti hanno sostenuto tesi pseudo-scientifiche

16 Gennaio 2019 - 13:10 Juanne Pili
Premio Nobel
Premio Nobel
La chiamano la "malattia del Nobel" e ne potrebbero essere affetti gli scienziati che dopo aver ricevuto il premio, hanno sostenuto tesi poco solide. I casi emblematici, incluse le affermazioni di Watson sulla presunta inferiorità intellettuale dei neri

Conseguire prestigiosi titoli di studio arrivando con le proprie scoperte scientifiche a vincere un premio Nobel non rende immuni dalla pseudo-scienza. Anche in buona fede molti scienziati sono stati testimonial di personaggi o tesi che andavano ben oltre le nostre conoscenze scientifiche, praticamente contraddicendole, questo dipende da varie ragioni, si è cominciato anche a parlare tra le righe di “malattia del Nobel”.

La “malattia” che affligge alcuni premi Nobel

Si è parlato addirittura di “Nobel disease” (malattia del Nobel) per i casi più imbarazzanti, come le recenti affermazioni da parte di James Watson (noto per aver scoperto la struttura a doppia elica del Dna assieme a Francis Crick) su una presunta inferiorità intellettuale dei neri, oppure il supporto di Luc Montagnier ​​​​​​(che ha isolato assieme ad altri colleghi del virus Hiv) a varie tesi legate ai principi omeopatici.

La trappola mentale dell’effetto Dunning-Kruger

Alla base della “malattia” che affliggerebbe Watson e Montagnier c’è forse un fenomeno noto come “effetto Dunning-Kruger”:prende nome dagli psicologi Justin Kruger e David Dunning. Nel dicembre 1999 pubblicarono sul Journal of Personality and Social Psychology uno studio intitolato “Unskilled and unaware of it: How difficulties in recognizing one’s own incompetence lead to inflated self-assessments”. In sostanza l’effetto porta le persone esperte in una materia (o in nessuna in particolare) a ritenersi competenti in tutte le altre in cui si cimentano, tralasciando gli aspetti complessi e semplificandoli.

Così gli incompetenti in un argomento tendono alla supponenza.Può avvenire anche l’esatto opposto: proprio perché si è esperti in una materia – senza rendersene conto – si tende a percepire le proprie competenze come accessibili a tutti, quindinell’affrontare problemi che riguardano altri ambiti si tende a sottovalutarsi, temendo che i fenomeni trattati siano molto più complessi di quanto non siano.

Nobel che hanno abbracciato la pseudo-scienza

Esistono in rete diversi elenchi di premi Nobel che fin dalle prime assegnazioni dell’onorificenza sono stati pizzicati nel sostenere tesi pseudo-scientifiche, questo dipende non solo dalla cosiddetta “malattia” che affliggerebbe i Nobel. Rendiamoci conto che gli scienziati sono abituati a interrogare la natura, non le persone:la prima non cerca mai di ingannare, le seconde invece spesso sì.

Anche gli scienziati sbagliano

Proprio per queste ragioni possiamo ritenere Harry Houdini il primo debunker moderno. A cavallo tra la fine del XIX Secolo e gli inizi del XX, filosofi e scienziati ritenevano plausibili certi effetti paranormali e diverse manifestazioni della parapsicologia (ormai riconosciuta come pseudo-scienza), fu proprio Houdini a contribuire – aiutando gli scienziati – a smascherare sensitivi e taumaturghi che vantavano poteri curativi, o la facoltà di parlare coi morti.

Nobel che hanno sostenuto tesi pseudo-scientifiche

La lista potrebbe essere molto lunga, ma tralasciamo i Nobel che comprensibilmente hanno sostenuto tesi solo più tardi rivelatesi infondate, o raggirati da personaggi di dubbia attendibilità, come perl’appoggio dei coniugi Curie alla medium Eusapia Palladino. Ecco i casi più eclatanti e recenti di vincitori dell’ambito riconoscimento, colti in “flagranza di pseudo-scienza”:

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