Così la moneta francese è diventata strumento da campagna elettorale
In una serata di ospitate televisive, Alessandro Di Battista e Giorgia Meloni hanno mostrato – a distanza di pochi minuti e su due canali diversi (il primo su Rai 1 da Fabio Fazio, la seconda da Massimo Giletti su La7) – lo stesso fac simile di una banconota francese utilizzata in alcuni paesi africani: il franco Cfa, ovvero delle Colonie Francesi d'Africa. Secondo Di Battista e Meloni, la Francia usa la moneta per esercitare un ruolo dominante, da colonizzatore, nel continente africano. Anche Luigi Di Maio aveva attaccato la Francia ieri da Avezzano per lo stesso motivo.
Cos'è il franco Cfa
Il nome Cfa indica due valute differenti ma intercambiabili – Central African CFA franc e il West African CFA franc – in uso in 14 ex colonie francesi: Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatorial, Gabon per l'Africa Centrale e Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d'Avorio, Mali, Niger, Senegal e Togo per l'Africa occidentale. Si tratta di una popolazione totale di almeno 150 milioni di persone. Per i detrattori, questa valuta altro non è che un «retaggio del colonialismo», uno «strumento attraverso cui la Francia sfrutterebbe le sue ex colonie, costringendole a utilizzare una moneta che è controllata al 100% dal Tesoro francese».
- Guarda il video: Di Battista e Meloni mostrano in Tv la banconota francese usata in 14 paesi africani
Come nasce il dibattito
In vista delle elezioni europee gli esponenti del Movimento 5 Stelle (così come gli alleati di governo della Lega) usano spesso la politica francese come bersaglio delle loro invettive. Lo avevano già fatto sostenendo la protesta dei gilet gialli, poi fuori dal parlamento Ue a Strasburgo e infine sollevando la questione del franco CFA. Il tema era stato affrontato anche inun reportage televisivo di Filippo Barone per Night Tabloid, andato in onda a fine novembre su Rai 2 e ripreso da scenarieconomici.it, un sito diretto dall'economista no-Euro Antonio Maria Rinaldi.
«Se volessimo mandare 10 euro per sostenere un progetto solidaristico in Camerun o fare un investimento in dollari o altra moneta in Senegal – si legge sul sito – metà di questi soldi resterebbe come riserva di denaro (che serve per cambiare valuta quando fanno acquisti all’estero) e l’altra metà nelle casse del Tesoro francese». Secondo il professore bocconiano Massimo Amato, intervistato dal giornalista Rai Barone, in questo modo «la Francia paga parte del suo debito pubblico coi soldi africani».
Mohamed Konaré / Facebook
È la stessa denuncia dell'attivista panafricanista Mohamed Konaré riportata sul canale ByoBlu di Claudio Messora (ex componente dello staff comunicazione dei 5 stelle). La moneta avrebbe una serie di effetti sull'economia delle ex colonie, si legge ancora su Scenari Economici: «L'aumento dei prezzi dei prodotti, quasi tutti importati, l'impossibilità o quasi di cumulare capitale, quindi di crescere localmente, sfruttamento economico (i beni importati sono europei, del Nord Europa) ed emigrazione forzata».
Secondo un altro attivista, il senegalese Guy Marius Sagna, parlare dei pro e dei contro del franco Cfa ;«è come discutere dei vantaggi e degli svantaggi della schiavitù», ma l'analogia secondo The Economist è «ridicola»: «Negli ultimi 50 anni – spiega il settimanale – l'inflazione ha raggiunto una media del 6% in Costa d'Avorio, che utilizza il franco Cfa, e il 29% nel vicino Ghana, che invece non lo utilizza. La valuta «facilita gli scambi con l'Europa, il principale partner dell'area, e libera gli investitori stranieri dai rischi delle fluttuazioni dei tassi di cambio. Dove alcuni vedono un'ancora, altri vedono una macina».
"7 minuti contro il franco CFA" è il titolo di una canzone rap distribuita nella capitale senegalese, Dakar. Dieci musicisti di sette paesi africani si sono mobilitati contro la moneta. «È un residuo dell'epoca coloniale francese e un affronto alla sovranità degli stati africani», dicono.