Pascal Blanchard: «Non ha più senso definire gli Stati africani colonie francesi»
Pascal Blanchard, storico francese specialista di colonialismo, neo-colonialismo e migrazioni, considera l’attuale influenza della Francia sulle sue ex colonie meno invasiva di quella di altri Paesi. In Italia il tema è tornato d’attualità dopo le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici. L’autore di Sesso, razza e colonie (editore La Découverte) ha spiegato che la questione è un po’ più complicata di come è stata presentata.
Che tipo di controllo geopolitico esercita la Francia sulle sue ex-colonie grazie al Franco Cfa?
«È chiaro che a partire dall’indipendenza il Franco Cfa ha consentito alla Francia di mantenere un’influenza economica sulle ex-colonie. Si tratta anche di un simbolo neocolonialista: continuare ad avere una valuta tarata sul Franco e poi sull’Euro perpetua un legame malsano. Allo stesso tempo però, questa moneta ha permesso la stabilità economica di molti Paesi, come la Repubblica Centrafricana o il Ciad, che farebbero molta fatica ad avere una valuta stabile in un paese così povero. Non si può semplificare la cosa considerando che si tratti solamente di una misura neo-coloniale. Se domani mattina il Franco Cfa sparisse, molte economie avrebbero enormi difficoltà a stabilizzare la loro moneta e molti risparmiatori vedrebbero tutti i loro risparmi volatilizzarsi da un giorno all’altro. Considerare che la Francia sia solamente neo-colonialista in Africa è una caricatura, così come considerare che la Francia sia solo generosa è una caricatura».
Nel 2017 il presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato di non essere contrario all’abbandono della moneta francese da parte delle ex colonie. Come hanno reagito gli stati africani?
«Il Consiglio Presidenziale per l’Africa (Cpa) sta riflettendo con i governi africani su quale sarebbe la migliore soluzione per ridare autonomia alle monete locali in Africa. Il dibattito è molto acceso perché gli intellettuali e gran parte dell’opinione pubblica in Africa considerano la moneta francese una misura neocolonialista, e non hanno torto. Ma la maggior parte dei governi e degli economisti in Africa non raccomanda l’uscita dal Franco Cfa».
I francesi sono consapevoli che un parte del loro debito pubblico è finanziata dai soldi dell’Africa?
«No. Pochi francesi conoscono la relazione tra l’Euro e il Franco Cfa e molti non sanno nemmeno che gran parte delle ex colonie francesi usino questa moneta. Anche qui però la questione è più complicata. Se fate un confronto tra gli investimenti economici, le politiche di sviluppo (attraverso l’Agenzia Francese per lo Sviluppo), e quello che la Francia può guadagnare attraverso delle equivalenze monetarie vi rendete conto che la bilancia non pende necessariamente dalla parte francese».
Ha ancora senso parlare oggi di colonie francesi?
«No, non si può parlare di colonie. Il principio delle colonie è che il popolo colonizzato non ha gli stessi diritti del colonizzatore, non ha il diritto di voto o di autodeterminazione. Oggi non c’è più questo rapporto con gli stati africani, che hanno i loro presidenti e le loro elezioni. L’impero coloniale francese in Africa non esiste più. Però potremmo porci la domanda su altri territori: i politici italiani dimenticano che la Francia ha dei territori d’oltremare come la Guadalupa, la Martinica, la Guyana, la Polinesia. Lì si potrebbe mettere in causa la Francia e la sua politica neo-coloniale. Queste sono questioni che meritano un vero dibattito».
Quindi come definirebbe l’influenza francese in Africa oggi?
«Rispetto a quella degli Stati Uniti e della Cina, quella francese rappresenta poca cosa. Il primo museo delle civilizzazioni che è stato costruito a Dakar, inaugurato neanche un mese fa, è stato costruito a 100% dai cinesi. Da 15 anni la Cina produce in Africa dei prodotti che saranno consumati in Cina. I cinesi si sono appropriati dei grandi cantieri di gas, di tram, di ferrovie. Portano sia investimenti economici che lavoro, e assumono un controllo quasi totale delle economie locali. Questo non vuol dire che per anni non ci sia stata una politica francese in Africa molto invasiva, ma ora la Francia ha sempre meno influenza in Africa».
La dominazione economica delle multinazionali occidentali che assumono manodopera in Paesi in via di sviluppo può essere considerata una seconda forma di colonizzazione?
«No, è una vera dominazione capitalista ed è tanto violenta quanto altri tipi di dominio. La colonizzazione significa Stati Uniti, in nome della loro superiorità razziale e li sfruttano in nome del colore della pelle e del territorio di origine. Queste dominazioni sono tutte e due molto brutali ma non meritano di avere lo stesso nome ».