Mal’Aria: la classifica annuale delle città italiane più inquinate
È uscita una nuova classifica che riguarda le città italiane. Brescia in testa al gruppo, seguita da Lodi e Monza. Peccato che in questo ranking non vinca chi è sul podio. È la classifica che riguarda polveri sottili e ozono troposferico, in una sola parola: inquinamento.
Il 2018 è finito, e forse è meglio così per quanto riguarda la qualità dell’aria. «Situazione da codice rosso» la definisce Legambiente, che ha appena pubblicato il dossier "Mal’Aria 2019." Nelle trenta pagine, ricche di dati allarmanti, vengono stilate delle tabelle in base al superamento del limite di Pm10 e ozono troposferico, calcolato sui 365 giorni dello scorso anno.
Tabella di: Legambiente
«Nel 2018 sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono) in ben 55 capoluoghi di provincia italiani», riporta il dossier. Le cause principali? Traffico, riscaldamento domestico, industrie e alcune pratiche agricole. Troppe automobili private, se ne contano 38 milioni e coprono complessivamente il 65,3% degli spostamenti, troppe caldaie di vecchia generazione nelle città.
Tabella di: Legambiente
D'estate l'aria è irrespirabile per l'ozono troposferico, d'inverno per le polveri sottili. Il 17 maggio 2018 la Commissione Europea ha deferito l´Italia alla Corte di giustizia europea per il mancato rispetto dei valori limite degli inquinanti presenti nell'aria e, in particolare, per non avere messo in atto misure appropriate per la riduzione del Pm10.
La procedura d'infrazione potrebbe tradursi in una multa. Ma prima dei danni economici, bisogna fare i conti con quelli per la salute: «Le conseguenze per le persone esposte frequentemente alle alte concentrazioni di questi inquinanti, da un punto di vista sanitario, sono problemi di tipo cardiocircolatorio e respiratorio che, per alcuni soggetti particolarmente sensibili come anziani e bambini, possono portare anche alla morte», conclude Legambiente.
La classifica
La città che lo scorso anno ha registrato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti. La prima città che non si trova nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).