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Salvini cambia linea sulla Diciotti: La maggioranza voti no al processo

24 Gennaio 2019 - 18:58 Alessandro Parodi
Il ministro il 28 agosto aveva dichiarato a Libero che non avrebbe cercato voti "amici" in Senato per evitare di essere processato per sequestro di persona aggravato. Oggi: «Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vediamo se ci sarà una maggioranza in Senato che dice: "Salvini è colpevole"» 

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha cambiato posizione circa l’autorizzazione a procedere che il Senato dovrà votare in merito al caso Diciotti.

Questa mattina il vicepremier aveva ricevuto la notifica del tribunale dei ministri di Catania che ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il reato di sequestro di persona aggravato per il caso della nave Diciotti.

I giudici hanno ritenuto che ci fossero gli elementi per procedere contro il capo del Viminale in relazione al trattenimento a bordo dei 177 migranti soccorsi dalla stessa nave la scorsa estate.

In un’intervista a Libero del 28 agosto aveva risposto così alla domanda di Fabio Rubini:

Se il Tribunale dei Ministri decidesse di accusarla, sarà il Senato a dover votare la sua processualità. Cercherà voti “amici” per sfangarla?
Assolutamente no! Se il Tribunale dirà che devo essere processato andrò avanti ai magistrati a spiegare che non sono un sequestratore. Voglio proprio vedere come va a finire.

Oggi, 24 gennaio, invece, durante la diretta Facebook in cui ha commentato il procedimento di cui è oggetto ha dichiarato:

Il Senato arriverà a un chiarimento. Sono sicuro del voto dei senatori della Lega perché stiamo semplicemente mantenendo quello che ci eravamo impegnati a fare in campagna elettorale chiedendo il voto agli italiani. E vediamo. Vediamo come voteranno tutti gli altri senatori. Vediamo se ci sarà una maggioranza in Senato che dice: “sì, Salvini è colpevole. Salvini deve essere processato, Salvini deve essere incarcerato perché ha abusato, ha sequestrato, ha trattenuto, è un delinquente”.

Il ministro dell’Interno sembra quindi aver rinunciato a voler far valere le proprie ragioni davanti a un tribunale, cioè a trovare “appoggi” legislativi alle sue scelte sull’immigrazione, trasferendo la questione al Senato, a una soluzione, quindi, tutta politica. La linea difensiva, si apprende da fonti dell’Avvocatura dello Stato, sarebbe orientata a dimostrare che il ministro dell’Interno ha agito per far prevalere l’interesse nazionale: fermare i migranti per poter mediare con l’Europa.

Ma adesso cosa succede?

L’atto del Tribunale dei ministri passa ora nelle mani della Giunta per le Autorizzazioni a Procedere del Senato. Entro sessanta giorni dalla richiesta della Giunta il Senato è chiamato a esprimersi sulla processabilità o meno di Salvini.

A questo proposito va ricordato che, contrariamente a quanto fatto intendere da Salvini nella sua diretta, l’Aula non delibera sulla colpevolezza della persona coinvolta o se debba essere incarcera, ma, in questo caso, se il processo possa o meno iniziare.

Teoricamente Salvini può contare sul voto della maggioranza di governo. Per questo tipo di procedimenti è prevista la maggioranza assoluta, cioè il voto di 161 senatori. L’esecutivo è forte di 171 seggi. La questione però non è affatto chiusa: non è detto che tutti i 108 senatori del Movimento 5 Stelle votino contro l’autorizzazione a procedere.

La fronda interna al Movimento, infatti, si è aperta proprio sui temi dell’immigrazione e del decreto sicurezza: ovvero quelli in cui sono le posizioni di Salvini a prevalere.

Dissidenti a parte, il governo nei primi giorni del 2019 si era diviso sul caso della nave Sea Watch, una vicenda per molti versi analoga a quella della Diciotti, ma a cui si era arrivati a una soluzione diversa: in quel caso, l’ala più morbida del Movimento in tema immigrazione, anche per la posizione del premier Giuseppe Conte, aveva prevalso.

Se non arrivassero tutti i voti del M5S, Salvini potrebbe contare sul “soccorso tricolore” o sul “soccorso azzurro”: vista l’affinità di vedute sul tema immigrazione e l’alleanza elettorale pre 4 marzo (quel «ci eravamo impegnati a fare in campagna elettorale chiedendo il voto agli italiani» del Ministro dell’Interno sembra proprio un messaggio in quel senso) i senatori rispettivamente di Fratelli d’Italia e di Forza Italia potrebbero decidere di bloccare il procedimento e di “salvare” Salvini.

In questo caso si aprirebbe una frattura politica all’interno del governo su un tema centrale, anche dal punto di vista dei rapporti internazionali, come quello della chiusura dei porti e più in generale della gestione dei flussi migratori. Una fattura di cui è difficile immaginare le conseguenze.

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