La nuova sfida di Zanardi, a 52 anni alla 24 Ore di Daytona
Alle 20.35 del 26 gennaio è cominciata lo scontro tra le quarantasette auto in gara di questo campionato nord-americano di endurance, su un circuito di lunga distanza e con elevati tempi di percorrenza. Tra gli undici italiani presenti, c’è Alex Zanardi che a 52 anni suonati siede al comando di una BMW M8 del team Rahal/Lettermann.
Il campione bolognese, noto per le sue prodezze nell’automobilismo e nel paraciclismo, guida la squadra italiana nelle gare di resistenza. Zanardi, che ha perso gli arti inferiori dopo l’incidente nel 2001 in formula Cart, usa comandi speciali che ha già sperimentato a Misano. Già nel 2015 aveva partecipato a una gara di lunga durata, la 24 Ore di Spa, ma aveva avuto problemi perché faceva fatica a guidare per lungo tempo con le protesi. Ecco perché questa volta guida senza protesi a bordo di un’auto con comandi speciali. In particolare, il bolognese ha un volante con il quale potrà controllare tutti i comandi della sua vettura.
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Classe ’66, Alex Zanardi è stato campione Champ Car (quando ancora si chiamava Cart) nel 1997 e 1998 e campione italiano superturismo nel 2005. Nel paraciclismo, invece, ha conquistato quattro medaglie d’oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016, oltre a otto titoli ai campionati mondiali su strada.
Alla 24 Ore di Daytona, nella stessa classe di Zanardi, l’Italia schiera anche Davide Rigon e Alessandro Pierguidi (insieme all’inglese James Calado e allo spagnolo Miguel Molina) sulla Ferrari 488 del Risi Competizioni. Gli altri 8 piloti italiani parteciperanno, invece, al GT Daytona. Mirko Bortolotti sarà il punto di riferimento dell’equipaggio Lamborghini, Andrea Bertolini sarà nel team ViaItalia in quanto pilota Ferrari, mentre Marco Mapelli correrà con la Lamborghini della squadra Magnus. Emanuele Busnelli, Fabio Babini e il neo-campione del GT Italiano Giacomo Altoè saranno invece la formazione tutta italiana della veronese Ebimotors. La lista si conclude con Andrea Caldarelli su Lamborghini Huracan e Matteo Cairoli al volante della Porsche 911 GT3 di Black Swan Racing.
La seconda vita dopo l’incidente
La vita di Zanardi cambia per sempre il 15 settembre 2001 quando, a undici giri dalla fine della gara sulla pista del Lausitzring, circuito di due miglia, il pilota perde il controllo del mezzo che poi rientra in pista proprio al passaggio dell’italo-canadese Tagliani. Con l’impatto, la Reynard Honda di Zanardi si spacca in due. Il bolognese si salva miracolosamente ma, per limitare l’emorragia, gli vengono amputate le gambe. L’incidente avrebbe potuto mettere fine alla carriera sportiva di Zanardi, ma la sua forza d’animo e la sua positività gli hanno dato il coraggio di reagire e di cominciare una seconda vita. Grazie a delle protesi alle quali si abitua velocemente, il campione bolognese comincia a cimentarsi in un numero impressionante di sport con risultati eccezionali.