Tra luci e ombre: le storie di Giovanni e Camilla, stagisti a confronto
Sono tantissimi i ragazzi in Italia a svolgere dei tirocini. Ognuno per motivi diversi, ma tutti con la stessa speranza: che l'azienda li assuma con un vero contratto di lavoro. Per le imprese, invece, il tirocinio è un'occasione per mettere alla prova i candidati, anche se non manca chi sfrutta questo strumento per avere lavoratori a costo zero.
Giovanni, 20 anni, vive in un paesino in provincia di Bari. Dopo aver terminato il liceo scientifico si è iscritto alla facoltà di Economia e Commercio.«Ma non ero sicuro della mia scelta. Attraverso un conoscente, sono stato introdotto in un'azienda metalmeccanica della zona industriale di Bari: ho accettato subito, anche per raggiungere una piccola indipendenza economica». Giovanni vive ancora con la sua famiglia e l'indennità di 600 euro al mese gli bastava per non chiedere più soldi ai suoi genitori.
«Ma a un certo punto ho capito che non stavo imparando nulla. Ripetevo la stessa azione, sullo stesso macchinario, per sei ore al giorno. Quel tirocinio non mi stava formando». E nonostantea 20 anni, in Puglia, 600 euro al mese possono essere sufficienti per sopravvivere, Giovanni si è reso conto che continuare su quella strada non l'avrebbe portato da nessuna parte:«Ho fatto l'operaio metalmeccanico per circa tre mesi, ma quando mi sono reso conto che non c'erano possibilità di assunzione, ho lasciato subito e sono tornato a frequentare l'università. Il mio futuro potrà essere migliore se riuscirò a laurearmi».
Camilla ha cinque anni più di Giovanni. È nataa Milano, dove ha sempre vissuto, e non ha mai pensato di lasciare l'università:«Ho studiato per cinque anni in Cattolica e adesso ho un contratto a tempo indeterminato in una multinazionale che opera nel settore del lusso». La sua esperienza con i tirocini è diametralmente opposta a quella di Giovanni:«La cosa alla quale ho sempre puntato quando ho scelto di fare degli stage era la formazione».
Camilla di tirocini ne ha fatti quattro: uno curriculare e tre extracurriculari.«Li ho vissuti come periodo di apprendimento necessario per inserirmi in un'azienda. Ma anche per testarmi e testare i posti di lavoro. Volevo capire quale fosse l'impiego giusto per me». Durante l'ultimo tirocinio, Camilla ha partecipato a una chiamata di assunzione interna:«Dovevo ancora finirelo stage, ma desideravo fortemente restare nella multinazionale dove sono tutt'ora.La selezione è andata bene, e adesso ho un contratto con tutti i crismi che mi permette di vivere dignitosamente in una città cara come Milano».