Venezuela, Guaidó invita alla mobilitazione di massa. Papa Francesco: «Temo lo spargimento di sangue»
Il capo dell’Assemblea Nazionale venezuelana, Juan Guaidó, si è rivolto con un discorso televisivo alla popolazione. Dopo la presa di posizione contro l’attuale presidente Nicolas Maduro, avvenuta lo scorso 23 gennaio, il leader dell’opposizione sta continuando a cercare appoggio nazionale e internazionale per veder riconosciuta la sua presidenza ad interim. Le divisioni dei venezuelani sul supporto di quello che molti considerano il legittimo leader del Venezuela sta continuando a creare caos nel Paese. L’importanza degli schieramenti tra i cittadini è chiara anche a Guaidó, che nella sera del 27 gennaio (2:00 del 28 gennaio, ora italiana) ha invitato i suoi sostenitori con un appello pubblico a scendere in piazza tra mercoledì 30 gennaio e sabato 2 febbraio.
La prima manifestazione è convocata per mezzogiorno: Guaidó ha chiesto ai cittadini di uscire dalle case e dagli uffici per una manifestazione pacifica di due ore. Quella di sabato, invece, che coinciderà con l’ultimatum imposto a Maduro dall’Unione europea per convocare nuove elezioni «trasparenti» dovrà essere una mobilitazione di massa «in ogni angolo del Venezuela» e ovunque nel mondo. Dopo Stati Uniti, gran parte dell’America Latina, Canada, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania, anche il governo australiano ha riconosciuto il leader dell’opposizione venezuelana come legittima guida del Paese.
Come si apprende da Abc, la rete di diffusione australiana, il ministro degli Esteri Marise Payne ha affermato in una nota che l’Australia sosterrà Guaidó fino allo svolgimento delle elezioni. «L’Australia – ha dichiarato Payne – auspica una transizione alla democrazia in Venezuela il più presto possibile». Intanto Papa Francesco, di ritorno dal Panama ha dichiarato: «Soffro» per quanto sta accadendo in Venezuela, «temo lo spargimento di sangue», «il problema della violenza mi terrorizza». Lo ha detto il Pontefice sottolineando di appoggiare «tutto il popolo venezuelano» e chiedendo «una soluzione giusta e pacifica. E per questo – ha aggiunto – chiedo di essere grandi a coloro che possono aiutare a risolvere il problema». «Devo essere un pastore. E se hanno bisogno di aiuto, che si mettano d’accordo e lo chiedano», ha esortato il Papa.