Storie di ordinaria sottoccupazione: le esperienze di Daniela e Manolo
Daniela e Manolo sono due lavoratori sottoccupati. Lei lavora nella mensa di un’istituto di Genova; Manolo come addetto alle pulizie in un ospedale di Civitavecchia. Lei ha un contratto di 15 ore settimanali, raggiunto a fatica dopo nove anni di servizio a 10 ore. Da maggio 2018, grazie all’intervento dei sindacati, è riuscita a ottenere cinque ore a settimana in più. Manolo ha da 10 anni lo stesso contratto da 12 ore settimanali, 3 ore al giorno per 4 giorni lavorativi. «Posso garantire che è un cappio al collo», ha detto a Open. «Non c’è prospettiva: anche le poche ore di straordinari non risolvono assolutamente nulla».
Perché hai dovuto insistere così tanto per farti aumentare le ore?
Manolo: «Non posso dare la colpa alla cooperativa che prende l’appalto, è una questione nazionale e di politiche del lavoro. Se si continuano a fare tagli alla sanità, anche queste aziende prendono i lavori con pochissimo margine di guadagno. Poi con le nuove direttive nazionali sulle assunzioni le disparità tra i dipendenti sono aumentate: molte persone che erano state assunte per sostituire chi era in ferie sono state assunte a tempo indeterminato, sorpassando chi è lì da più di dieci anni come me. L’umiliazione c’è, ma non possiamo farci la guerra tra ultimi».
Daniela: «Soprattutto per i contributi. Gli costava meno pagarmi gli straordinari, che comunque ho sempre fatto in abbondanza. Poi c’è il fatto che la nostra situazione è molto instabile. In 9 mesi abbiamo fatto tre cambi d’appalto e ogni volta ho corso il rischio che la nuova ditta non mi desse garanzie contrattuali di stabilità».
Quali sono le conseguenze della sottoccupazione?
Manolo: «Chi ne paga le conseguenze è sempre l’operaio e la fascia più debole. Io abito da solo in un paese lontano da Civitavecchia per risparmiare sull’affitto, ma ho uno stipendio di 700 euro che, tra tasse e spese per i trasporti, mi permette a malapena di sopravvivere».
Daniela: È un lavoro insieme agile e ingombrante. Io mi arrangio come posso. Lavorando dalle 11:00 alle 14:00 la mia giornata è spezzata e non posso fare praticamente nessun altro lavoro. È un problema anche accettare lavori occasionali di pulizia o stiraggio, perché non riesco ad avere flessibilità durante la giornata. Il pomeriggio c’è più tempo libero, ma se c’è un imprevisto o un ritardo con i pasti, l’impegno che hai preso ti salta. Di questi tempi bisogna dire grazie a Dio che c’è almeno il lavoro c’è, ma fino a un certo punto».
Quanti straordinari siete costretti a fare?
Manolo: «Io sono fortunato, se così si può dire, perché svolgo diverse mansioni durante l’orario lavorativo e riesco ad alzare la quota in busta paga. Ma per quanto riguarda gli straordinari la cifra è irrisoria, perché da contratto non si possono superare le 18 ore settimanali complessive».
Daniela: «Fino allo scorso anno il mio contratto era a 10 ore, ma io ne facevo puntualmente 15. E ogni volta, prima di ricevere i pagamenti per le ore in più, passavano interi semestri, a volte anche anni scolastici interi. Passa la voglia di inseguire i datori di lavoro per novanta euro».