Cara e Sprar, i dati e le mappe del sistema di accoglienza. Che sarà smantellato
Cara, Sprar, Cie e Cas. Il numero delle sigle che esistono nel campo dell’accoglienza è vasto, e non è facile, sempre, capire a cosa si riferiscono. Di Sprar si è parlato molto a gennaio, con le proteste dei sindaci per la riduzione del numero di migranti che potranno accedere a questo programma. Di Cara si è parlato in questi giorni, prima tutto per quello che è successo a Castelnuovo di Porto e poi per le dichiarazioni del ministro Matteo Salvini su quello di Mineo. Tutto nasce dal 28 novembre 2018, quando il decreto sicurezza è diventato legge. È da qui che i percorsi di accoglienza per i migranti hanno cominciato a cambiare. Ora, l’obiettivo del governo è chiudere i centri di accoglienza, grandi e piccoli: i richiedenti asilo, in forte calo da un anno, andranno nei pochi centri di accoglienza che rimaranno aperti (non è chiaro ancora quali). E gli Sprar saranno riservati solo ai rifugiati. Chi ha la domanda di protezione respinta diventerà semplicemente «invisibile» con un decreto di via molto spesso non eseguito.
Il primo passaggio per i migranti che arrivano in Italia sulle rotte del Mediterraneo era quello di andare negli hotspot, i centri in cui venivano accolti subito e dove veniva fornita loro una prima assistenza medica. Su tutto il territorio italiano ce ne sono quattro: Lampedusa, Elmas, Otranto e Pozzallo. I Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) invece fanno parte della rete dei centri di accoglienza, 14 in tutta Italia dove i migranti vengono inviati in attesa che venga confermata la possibilità della loro permanenza. I Cara sono centri specifici per chi richiede la protezione internazionale.
Non sempre questo è un modello che funziona. Ma quello al centro delle cronache degli ultimi giorni è un esempio virtuoso di struttura, come ha confermato Riccardo Travaglini, sindaco di Castelnuovo: «I ragazzi erano integrati, è stato distrutto il lavoro di anni». Ci sono altri centri che non godono della stessa fama. Il Cara di Borgo Mezzanone a Foggia è stato al centro di diverse inchieste, giornalistiche e giudiziarie, proprio per le condizioni in cui vivono i suoi ospiti.
Oggi esistono 14 centri di accoglienza, di cui 8 sono Cara: Palese, Restinco, Borgo Mezzanone, Isola Capo Rizzuto, Caltanissetta, Mineo, Castelnuovo di Porto e Gradisca d’Isonzo. In tutto le presenze giornaliere sono 6362. Il centro più grande è quello di Mineo, nella provincia di Catania, con 1655 presenze giornaliere.
Dopo i centri di accoglienza, il passaggio per i migranti era quello di accedere a centri più piccoli oppure alla rete dello Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. In questo modo i migranti venivano ospitati sul territorio dagli enti locali, allontanandosi dai grossi centri come i Cara per arrivare in realtà più piccole. Da pochi centri a un territorio più esteso quindi, un sistema che ha portato 141 851 migranti ad essere accolti sul territorio italiano, di cui 27 444 con la rete Sprar. Il record di presenze spetta alla Lombardia, con 19 333 migranti accolti, in fondo alla classifica, per ovvie ragioni, la Valle d’Aosta: 236. Guardando invece la percentuale di migranti rispetto al totale della popolazione, il territorio più accogliente diventa il Molise, con oltre 7 migranti ogni mille abitanti. Questi dati sono stati forniti a Open dal ministero dell’Interno e sono aggiornati al 30 novembre 2018. Si riferiscono solo ai migranti entrati nel circuito di accoglienza.