Nel 2018 ci sono stati 3 morti sul lavoro al giorno. Inail: «In aumento i casi tra gli under 34»
Tre morti al giorno, 1133 in un anno. Sono i numeri delle morti sul lavoro registrate nel 2018 dall’Inail.Secondo un rapporto dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, in quasi tutti i mesi del 2018 il numero delle denunce di incidenti mortali sul lavoro è stato superiore rispetto all’anno precedente (da 1021 a 1.133).
L’aumento riguarda anche i lavoratori più giovani: nel 2018, le denunce che hanno riguardato la fascia fino a 19 anni sono salite da 13 a 21, mentre quelletra i 25 e 39 annisono saliteda 184 a 218. Lo stesso vale per le denunce di infortunio, in aumento del 4% nella fascia under 34.Salgono anche le denunce riguardanti le malattie professionali, come l’asbestosi da amianto, problema presente da sempre ma che difficilmente, in passato, si concludeva una denuncia.
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Davide, 24 anni, morto sul lavoro
Tra gli ultimi casi di “morte bianca”, c’è quello di Davide Di Gioia, 24 anni, morto dopo essere caduto dal tetto di un capannone. Davide aveva cominciato a lavorare da appena un mese come operaio per un’azienda di Bari e avevaun contratto di apprendistato. Secondo i sindacati, è possibile che il ragazzo svolgesse delle mansioni non previste dal suo contratto. «L’apprendistato- spiega Giuseppe Boccuzzi, segretario generale della Cisl di Bari – è un contratto di lavoro subordinato e, come tutti gli altri, fa riferimento al Testo Unico sulla Salute e sulla Sicurezza sul Lavoro». Anzi, rispetto a un contratto di lavoro normale, l’apprendistato dovrebbeprevedere ancora più tutele: normalmente, nelle aziende, il lavoratore apprendista deve essere affiancato da un lavoratore esperto, il cosiddetto tutor, che non può lasciarlo solo nelle mansioni più difficilio più a rischio. Nel caso di Davide non abbiamo ancora elementi per capire cosa sia successo: la procura di Bari ha aperto un’inchiesta.
I problemi – secondo Boccuzzi -si fanno più seri nelle aziende con meno di 10 lavoratori, che in Italia costituiscono il 90% delle imprese.Lì, l’intervento sindacale è spesso scarso o assente, e i lavoratori non hanno nessun punto di riferimento: «C’è bisogno che si colmi il vuoto attraverso la valorizzazione regionale della figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (Rlst), che gira per queste realtà non tanto per sanzionare i datori (non sono ispettori del lavoro), ma per promuovere nei dipendenti una coscienza sui diritti che li tutelano»..