Nicolás Maduro accusa Trump: «Ha ordinato di uccidermi»
Nel giorno in cui il popolo venezuelano dovrebbe scendere in piazza per una protesta a sostegno del presidente autoproclamato Juan Guaidó, un’intervista a Nicolás Maduro fa riaprire lo spiraglio di una soluzione. La tempistica non è casuale e le parole del presidente eletto arrivano proprio nel tentativo di gettare acqua sul fuoco. Un volto, solo in apparenza, inedito emerge dall’intervista concessa all’agenzia russa Sputnik News: se da un lato Maduro, lontano dai suoi soliti toni perentori e autoritari, sembra aprire al dialogo con le opposizioni, dall’altro ribadisce le sue posizioni e il «No» a nuove elezioni presidenziali. Maduro si è detto pronto anche a dialogare con Donald Trump, nonostante sia sicuro che il presidente degli Stati Uniti «abbia ordinato la sua uccisione». «Sono certo che Trump abbia chiesto di uccidermi alla Colombia e si sia messo anche in contatto con la mafia colombiana per farmi fuori. Se dovesse succedermi qualcosa, il mondo deve sapere che il presidente statunitense e quello colombiano ne sono responsabili. Il mio destino è nelle mani di Dio, io prego tanto e ho fiducia nel nostro sistema di protezione».
Per quanto riguarda la crisi in Venezuela, Maduro si è detto pronto a sedersi «al tavolo con le opposizioni per il bene del Venezuela, per il suo futuro, per la pace nel nostro Paese», ha detto Maduro. Ma ha chiuso all’eventualità di nuove elezioni presidenziali. «Sono d’accordo con la necessità di nuove elezioni, ma parlamentari. Il rinnovo dell’Assemblea Nazionale avrebbe tutto il mio appoggio perché sarebbe l’occasione per creare un dibattito». Una dichiarazione ambigua che da un lato sembra aprire alla possibilità di trovare soluzioni condivise, ma dall’altro non rappresenta un passo indietro del presidente venezuelano. Dopo il voto del 2015 l’Assemblea Nazionale è controllata dall’opposizione di cui Juan Guaidó è Presidente. Non stupisce che Maduro voglia mischiare le carte del Parlamento.
«Le elezioni presidenziali si sono tenute meno di un anno fa, si è trattato di elezioni legittime e costituzionali», ha detto Maduro. E quando il giornalista russo gli ha fatto notare che però sono proprio le elezioni presidenziali quelle invocate a gran voce dai paesi dell’Unione europea, da gran parte dell’America latina e dagli Stati Uniti, Maduro ha risposto: «Sono tutti Paesi ossessionati da Donald Trump. Stiamo tornando al neocolonialismo, non è giusto che Paesi terzi interferiscano in questo modo negli affari interni di altre nazioni. La mia vittoria è legittima e non accetto ultimatum o minacce da nessuno. Chi vuole nuove elezioni presidenziali in Venezuela deve aspettare il 2025». Allo stesso tempo Maduro però si è detto aperto a un dialogo con Donald Trump che ha formalmente appoggiato Guiadó. «In tutti questi anni ho sempre cercato un dialogo con gli Stati Uniti. Ma il consigliere per la sicurezza John Bolton ha consigliato a Trump di non avere dialoghi con me. Io sono pronto a parlare con Trump, è lui che rifiuta un dialogo con me».
Mentre sul caso dell’appunto sul blocco note di Bolton, Maduro ha risposto: «Bolton ha fatto una buffonata, voleva che la nota venisse letta e il messaggio arrivasse al destinatario senza prendersi la responsabilità di un annuncio ufficiale. È stata una provocazione. Anche la Colombia ha dichiarato di non saperne nulla». Per quanto riguarda il suo principale avversario Juan Guaidó – contro il quale il Tribunale Supremo ha imposto restrizioni come il divieto di espatrio – Maduro ha affermato che per il momento il presidente dell’Assemblea Nazionale non verrà privato della sua libertà e non c’è un ordine di arresto, ipotesi circolata nelle scorse ore. «A mio avviso ha violato la Costituzione, ma sarà il Tribunale Supremo a prendere altri provvedimenti nei suoi confronti se lo riterrà necessario».
Poi Maduro ha inviato un video-messaggio agli Stati Uniti. «Mi appello al popolo statunitense per metterlo in guardia dalla campagna di guerra mediatica, di comunicazione psicologica che si vede nei media internazionali, in particolari nei mezzi di comunicazione degli Stati Uniti, contro il Venezuela. Si è preparata una campagna per giustificare un colpo di Stato in Venezuela che è stato preparato finanziato e supportato attivamente dall’amministrazione di Donald Trump. Come me tutta l’opinione pubblica lo sa. Si è portata avanti una campagna brutale di falsa immagine, di immagine distorta. Non credete a tutto quello che vi dicono i media televisivi, i mezzi di comunicazione degli Stati Uniti. Lo dico dal cuore. No a un Vietnam nel nostro Paese».