Un’app “ruba-dati” fa litigare Apple e Facebook
Facebook e Applesono ai ferri corti, a causa di un'applicazione che vende i dati che abbiamo sullo smartphonein cambio di20 dollari al mese in carte regalo.Un’inchiesta di TechCrunch ha rivelato che Facebook, nel corso degli ultimi tre anni, ha raccolto i dati di moltissimi utenti tra i 15 ei 35 anni, aggirando le norme sulla privacy di Apple. L’ha fatto tramite l’app"Facebook Research" disponibile su iOS e Android. L’applicazione è stata promossa con varie campagne su Instagram e Snapchat, social network particolarmente utilizzati dai giovani. Facebook Research paga mensilmente chi cedei propri dati eporta altri utenti nella "cerchia". Dopo l’installazione, il passaggio chiave è l’approvazione di un certificato root da parte di Facebook.
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Questo permette al social di accedere alla cronologia di navigazione, al tipo, numero e utilizzo di app installate sul telefono e, potenzialmente, di leggere messaggi privati su social e chat, compresi quelli criptati. Facebook Research ha anche chiesto ai suoi utenti di inviare gli screenshot dei propriordini su Amazon. Questi dati sono utilissimi per Facebook, perché permettono di studiare la concorrenza, capire le abitudini dei consumatori e anticipare tendenze di mercato. Questo livello di invasività, per quanto permesso dall’utente, viola le regole dell’App Store; Facebook ha permesso di scaricare Facebook Reserach per iOS direttamente da browser, sfruttando un accordo valido solo per leapp “interne” usate dai suoi dipendenti.
La reazione di Apple
Il ceo di Apple Tim Cook è sempre più critico sulle strategie di Mark Zuckerberge anche stavolta non l'ha presa bene:Apple ha rimosso Facebook Research dall’App Store prima che potesse farlo Facebook e ha revocatol'Apple’s Enterprise Certificate, il suo certificato aziendale. Questo ha bloccato il funzionamento di tutte le app iOSinterne e legittime di Facebook, fondamentali per il funzionamento della società. Parliamo delle app per testare versioni beta di Facebook e Instagram per iOS, ma anche di quelle usate dai dipendenti per organizzare riunioni, coordinare viaggi e perfino sapere gli orari dei pasti. È facile immaginare quanto questo danneggi la produttività e il morale, già duramente colpito, dei 33 mila dipendenti Facebook.
La durezza della risposta di Apple è dovuta anche alla recidività di Facebook. La società di Tim Cook aveva già bloccatoOnavo Protect, un’app Facebook dalle finalità identiche a Facebook Research. Sviluppata nel 2016 e venduta come un sistema di sicurezza (senza rendere palese il legame conFacebook), Onavo Protect manda al social network una quantità ingente di dati sensibili, come accensione e spegnimento del cellulare, o il consumo dei dati, anche ad app disattivata.Gli scopi occultidi OnavoProtect sono stati smascherati, ma non prima che l'app giocasseun ruolo cruciale nell'acquisto di WhatsApp per 19 miliardi: grazie ai dati acquisiti, prima di fare la loro offertai manager di Facebookgià sapevano che Whatsapp muoveva il doppio dei messaggi di Messenger, nonostante il sistema di messaggistica fosse debolissimo negli Stati Uniti.
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C'è da notare che non è soltanto Facebook a usare questi metodi. Anche Google ha abusato degli accordi interni con Apple per distribuire un'app chiamata Screenwise Meter, che offriva carte regalo in cambio ai dati sul traffico internet degli utenti. A differenza di Facebook Research, questa app non richiede l'accesso root, ma essendo in violazione con le norme sulla privacy di Apple è stata rimossa. Un proverbio inglese dice: Fool me once, shame on you; fool me twice, shame on me(se mi inganni una volta, ti devi vergognare tu; se mi inganni un’altra volta, mi devo vergognare io). Apple si è fermata alla prima:Facebook ha confermato che le sue app interne sono state bloccatee che le due società stanno valutando come risolvere il problema per riattivare gli strumenti informatici dei dipendenti.