Comitato rimborsi M5S, le eccedenze andranno a Rousseau
Le chiavi della cassaforte coi rimborsi degli eletti non poteva averle che Luigi Di Maio. Il leader del M5s ha infatti il controllo del denaro proveniente dalle restituzioni di una quota degli stipendi, una tra le condizioni per i parlamentari del Movimento. Ma di che cosa si tratta? Si chiama "comitato rimborsi" e – stando al documento in mano all'Adnkronos – è un organo centrale, creato proprio per «curare attivamente l'organizzazione, l'amministrazione, il coordinamento, la disciplina, la rendicontazione e la gestione delle restituzioni degli stipendi e dei rimborsi» percepiti dai parlamentari del Movimento 5 Stelle.
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L'atto costitutivo del comitato stabilisce inoltre che nel caso in cui, allo scioglimento dell'organo, «dovessero restare fondi a disposizione, questi verranno devoluti all'associazione Rousseau», presieduta da Davide Casaleggio e con sede a Milano.
Una notizia che diventa un caso dentro il M5s. Il rischio di una nuova rivolta tra i pentastellati arriva proprio dal fatto che i fondi che avanzano – se ce ne fossero - dovrebbero essere devoluti a Rousseau. Questo potrebbe rappresentare un conflitto di interessi tra l'associazione e il Movimento. «È chiaro infatti – protestano alcuni parlamentari – che si tratta di soldi che servirebbero di più al M5s che a Rousseau», verso cui gli eletti M5s destinano già una quota delle loro indennità.
Il trattamento economico dei parlamentari eletti, comprensivo delle quote da "restituire", è uno dei cavalli di battaglia del M5s ed è disciplinato dallo statuto del Movimento. La doppia regola della restituzione aveva già generato proteste e malumori la scorsa estate tra i parlamentari 5 Stelle. In linea generale, il regolamento prevede che i portavoce M5s debbano restituire mensilmente un importo minimo pari a 2.000 euro a cui si devono sommare «le eccedenze dei rimborsi non spesi per gli eventi ufficiali del Movimento 5 Stelle e quelle dell'esercizio del mandato (collaboratori, consulenze, eventi, convegni)».
Inoltre, in base al codice etico del Movimento gli eletti dovranno versare «un contributo mensile di 300 euro destinato al mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l'attività dei gruppi e dei singoli parlamentari». Vale a dire: all'associazione Rousseau. Infine, su tutti gli eletti potranno essere fatti dei controlli a campione per verificare che ci sia coerenza sulle rendicontazioni e sulle restituzioni.