Marinare la scuola per salvare il pianeta: #FridaysforFuture sbarca in Italia
Oggi a Milano, Torino, Pisa, Genova e Roma, i ragazzi italiani sono scesiin piazza contro il cambiamento climatico. Il movimento #FridaysforFuture ha raggiunto gli studenti del nostro Paese, che hanno deciso di seguire l’esempio di Greta Thunberg, la sedicenne svedese che da agosto manifesta tutti i venerdì davanti al Parlamento contro il riscaldamento globale. David Wicker è un quattordicenne torinese, e oggi partecipa alla sua terza manifestazione di #FridayisforFuture.
«Sono sempre stato appassionato all’argomento dell’ambiente ma non sapevo come dare il mio contributo finché mi hanno detto che si stavano organizzando queste manifestazioni ogni venerdìper riportare il clima in cima alla lista delle priorità politiche», racconta il ragazzo a Open. Sono ancora pochi secondo Davidi suoi coetaneisensibili alla problematica ambientale: «Perché lo Stato fa poco per aumentare la consapevolezza dei giovani in materia climatica».
In tutto il mondo, la generazione che subirà in prima persona l’impatto devastante di decenni di deregolamentazione ambientale ha deciso di prendere la parola. Liceali australiani, belgi, francesi, ma anche italiani, stanno iniziando a coordinarsi in modo da essere uniti per il15 marzo, giornata della marcia internazionale per il clima. Come in tutti gli scioperi che si rispettino, le proteste per la salute del pianeta vengono programmatedurante le ore scolastiche, in modo daattirare più attenzione possibile.
Le 30 mila sedie vuote di altrettanti studenti tedeschi che, venerdì 25 gennaio scorso, sono scesi in piazza, hanno scatenato un'animatapolemica in Germania. C'è chi ritiene che le leggi dell’ordinamento scolastico debbano primeggiare sulla militanzae premeper sanzionare i ragazzi. E chi, come Katja Suding, del partito liberale FDP, ha elogiato l'impegno dei giovani, ma ha sottolineato che l'istruzione è obbligatoria per tutti, indipendentemente dall'ideologia politica.
«Chiedere di disertare la scuolaper una buona causa è comunque sbagliato. L’obbligatorietà della legge non dipende da unpunto di vista politico», ha affermatoSuding in un'intervista con il quotidiano tedesco Die Welt. «Cosa si direbbe se gli studenti andassero a una marcia di Pegida durante le lezioni?»ha chiestoHeinz-Peter Meidinger, presidente dell’Associazione tedesca degli insegnanti.
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Questa posizione è più o meno deliberatamente condivisa anche da liberali e social-democratici, in parte responsabili delle politiche (come il rinvio dell’abbandono del carbone al 2038) che i ragazzi contestano.
Dalla parte dei giovani in rivolta, i Verdi e la sinistra anticapitalista Die Linke. «Penso che questo impegno sia importante e spero che le scuole valutino l'assenza con indulgenza», ha affermato Katja Dörner, vicepresidente del gruppo parlamentare dei Verdi.