Nasce Vault, la criptovaluta creata da un italiano che sfida i Bitcoin
È nata la nuova criptovaluta, figlia del Boston MIT e degli studi sul blockchain di Silvio Micali, genio dell’informatica italiano. Si chiama Vault ed è una piccola, grande rivoluzione: permetterà di ridurre fino al 99% le risorse necessarie a verificare le transazioni rispetto alle altre criptovalute. Micali ha studiato con Böhm a Roma, ha conseguito il dottorato a Berkeley e insegna al MIT dal 1983; nel suo ambito, le scienze informatiche, ha vinto premi importantissimi: il Turing, il Gödel e il RSA (per la crittografia). La crittografia e la sicurezza informatica sono le fondamenta del suo lavoro ed elementi basilari nella gestione delle criptovalute.
Silvio Micali
Come funziona una blockchain
La chiave di Vault non è tanto nella valuta in sé, ma nel sistema di blockchain più leggero con il quale è gestita: Algorand. Tutte le criptovalute, compreso il Bitcoin, sono network costruiti su blockchain. Una blockchain è un registro contabile formato da una catena di blocchi individuali; ogni blocco contiene informazioni sulle transazioni. Questi network sono decentralizzati: non sono controllati da banche o altre organizzazioni, quindi è la stessa comunità che usa la criptovaluta a conservare e verificare le transazioni. Le informazioni conservate in ogni singolo blocco sono una marca temporale, la sua posizione nel blockchain e un “hash”, una stringa di numeri e lettere di lunghezza fissa che è il suo codice identificativo. Ogni volta che viene eseguita una nuova transazione, si crea un nuovo blocco.
Un distributore automatico di Bitcoin a Hong Kong
Per poter usare una criptovaluta in maniera sicura, cioè verificando le transazioni, un nuovo utente dovrà scaricare e conservare tutte le informazioni sulle transazioni avvenute fino a quel momento nel network di sua scelta, distribuite in centinaia di migliaia di singoli blocchi. Questo sistema pone dei forti limiti allo sviluppo delle criptovalute: più sono numerosi gli utenti, il numero e il volume di transazioni, e quindi più cresce il network, più sono numerose e pesanti le informazioni da scaricare. Per di più, il processo diventerebbe troppo lento e poco conveniente a livello computazionale. Nel caso dei Bitcoin, al momento l’unica soluzione per non scaricare tutto il registro della blockchain è quello di affidarsi a dei gestori esterni, che offrono la possibilità di cambiare delle valute tradizionali con i Bitcoin.
Vault, un sistema più veloce e più leggero
Con Vault gli utenti devono scaricare soltanto una frazione delle informazioni totali – quelle più recenti, divise e distribuite attraverso tutto il network. In questo modo l’utente individuale si fa carico di molti meno dati da processare e immagazzinare. Il network è ulteriormente alleggerito da un sistema che elimina account vuoti, liberando spazio inutilizzato. Questo meccanismo permetterebbe a un sistema di criptovalute di crescere rapidamente in utenti e transazioni (e quindi in mole di informazioni) senza arrivare a pesare troppo: in questo momento un nuovo utente di bitcoin deve scaricare circa 150 GB di dati per poter usare il servizio.
Per ora le criptovalute sono state quasi esclusivamente materia della finanza, ma il coinvolgimento del MIT non è un passaggio di staffetta: la ricerca ha il sostegno economico di Pantera Capital, un fondo di investimenti in blockchain. Ora che anche Stanford e Berkley stanno lavorando su progetti simili, il futuro delle criptovalute è ancora tutto da decifrare.