Ilaria Alpi fu uccisa per aver scoperto un traffico di rifiuti nucleari?
La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’indagine relativa all’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin uccisi il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, in Somalia. Nello scorso giugno il Gip, accogliendo un’istanza avanzata dai legali della famiglia Alpi, aveva disposto ulteriori accertamenti, dai quali però non sarebbero emersi elementi tali a proseguire nelle indagini.
La verità sull’assassinio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin appare quindi ancora lontana. Si può però cercare di ricostruire le ragioni per cui la giornalista italiana è stata uccisa. In questi anni tutte le inchieste, gli atti dei processi e le commissioni parlamentari hanno individuato come movente dell’omicidio ciò che Alpi aveva scoperto a proposito di traffici internazionali di rifiuti tossici. Ma oggi qualcosa di diverso sembra venire alla luce. Lo racconta la giornalista Monica Mistretta nel suo libro Plutonio (Città del Sole edizioni). Abbiamo contattato Mistretta per cercare di capire cosa ha scoperto.
Ilaria Alpi è stata uccisa perché aveva scoperto un traffico illegale di rifiuti tossici?
«Ci hanno raccontato che si trattava di rifiuti. Secondo la versione ufficiale si tratta solo di rifiuti tossici o radioattivi. Ma come mi ha spiegato più di uno scienziato nucleare i rifiuti radioattivi non esistono. A meno che non si parli dell’acqua delle centrali che poi viene smaltita. I materiali nucleari si possono riprocessare, lo si faceva anche in Italia, non per farli diventare rifiuti, ma materiali da miliardi di dollari con i quali poi costruire bombe atomiche».
Se non si tratta di rifiuti tossici, di cosa si tratta?
«No, non si tratta di rifiuti, ma di materiali nucleari a uso bellico. Quelli di cui mi sono occupata nel libro e quelli di cui probabilmente si era occupata Ilaria Alpi. La vicenda è complessa. Ho le prove che non si tratta di rifiuti e le pubblico nel libro: sono le bolle delle navi con quello che trasportavano. Ho anche le prove che i materiali nucleari venivano riprocessati in Italia».
Hai le prove che Ilaria si sia imbattuta in questo tipo di traffici?
«È solo un’ipotesi perché le bolle delle navi che ho io non passavano da Bosaso, dove si sono concentrate le indagini di Ilaria. Però ci sono una serie di elementi che fanno pensare che a Bosaso c’erano anche i servizi segreti iraniani che avevano lì un campo di addestramento e Bosaso era un porto controllato anche dall’Iran. Io mi sono occupata di traffici di materiali nucleari e quando questi materiali nucleari arrivavano all’Iran, guarda caso Ilaria era lì»
Quindi c’era un traffico di materiale nucleare che arrivava in medioriente attraverso navi transitate in Somalia? E a chi veniva venduto questo materiale? E con che finalità?
«Veniva venduto all’Ira. All’Iran e alla Siria. tutte le Commissioni, sono otto, che hanno indagato sui “rifiuti tossici”, parlano solo di rifiuti. In realtà se si va a leggere bene gli atti di queste commissioni, guardando le singole audizioni, a volte le fonti che vengono ascoltate parlano di materiali nucleari, primo fra tutti Moschitta (membro del pool di inchiesta sulle navi che trasportavano rifiuti tossici insieme al capitano di Corvetta Natale De Grazia, ndr). Lui lo ha detto alla Commissione Pecorella: «Tra un fusto e l’altro si nascondeva qualcosa di diverso». Mentre i fusti contenevano scorie di vario genere, attorno ai fusti, mentre li analizzavano, rilevavamo una radioattività di tipo alfa, cioè quella del plutonio. Significa che le navi venivano sì caricate di rifiuti, ma questi servivano per nascondere il vero carico della nave. Se poi fosse risultata radioattiva in un porto, tutti avrebbero pensato comunque ai rifiuti e non a quello che vi si celava. Le barre di plutonio sono piccolissime, quindi le puoi trasportare e nascondere dove ti pare. Io ho cercato di capire: le barre sono grandi pochi centimetri, non occorre molto spazio. Queste cose non sono evidenze comuni, le sappiamo chiaramente chiedendole agli scienziati. Solo che nessuno ha fatto queste domande prima di oggi»
L’idea dell’opinione pubblica è quella che si trattasse di quantità ingenti di rifiuti tossici della produzione industriale. Una vicenda più grande, ma simile a quella che si racconta in Gomorra…
«Guarda, Francesco Neri, che è il magistrato che si è occupato direttamente di questo tipo di traffici dice che quelle navi affondate non erano cariche di rifiuti, erano cariche di materiali nucleari, erano depositi di materiali nucleari. La radioattività di tipo alfa è il plutonio. È folle credere che il plutonio sia stato “buttato via”. Perché vale miliardi di dollari. Non sono rifiuti! Lo stesso Francesco Neri, quando ci siamo incontrati per la prima volta mi ha detto: «finalmente spostiamo il tema a quello che era veramente». Mi ha confermato punto per punto con un’intervista finale che si trattava di depositi di materiali nucleari e di materiali a uso bellico venduti al medioriente».
Il magistrato Francesco Noi in Plutonio conferma a Monica Mistretta che le navi erano depositi di materiali nucleari
È quello che probabilmente aveva scoperto Ilaria Alpi?
«È molto probabile. È lo stesso Francesco Neri è quello che scopre il certificato di morte di Ilaria Alpi. Poi l’hanno querelato e c’è stata una bagarre giudiziaria su questa vicenda. Ma Francesco Neri è una persona cristallina. Mi ha detto: “Quel certificato era scritto a mano, come fa a dire Scimone – che un altro dei protagonisti di questa storia – che si trattava dell’agenzia Ansa che dava la notizia della morte di Ilaria Alpi. Era scritta a mano su un foglio con i codici cifrati”. E chi si imbatte nel certificato di morte di Ilaria Alpi? Guarda caso Francesco Neri e Natale De Grazia, che nel frattempo avevano bloccato nel porto di Pescara una nave, la Korabi che presentava ancora la radioattività di tipo alfa del plutonio. Guarda caso uno dei personaggi su cui indagano dopo la Korabi è quello che ha in casa il certificato di morte di Ilaria Alpi. Non sembra strano?»
Insomma, riassumendo, al centro della vicenda sembrerebbe esserci un traffico internazionale di materiale nucleare, trattato e riutilizzato per scopi militari. Un materiale preziosissimo e di difficile reperibilità. Servizi segreti, documenti che appiano dove non dovrebbero essere (come il certificato di morte di Ilaria Alpi) e poi spariscono. Un militare che si occupa delle indagini sulle navi incriminate che muore avvelenato da sostanze radioattive. I servizi segreti iraniani. Sembrerebbe la trama di un romanzo di spionaggio internazionale, ma la maggioranza degli elementi elencati sono ormai verità processuale o ipotesi documentate da inchieste giornalistiche come quella di Monica Mistretta. Come un romanzo: se non fosse che le famiglie di due persone assassinate ancora, dopo 25 anni, aspettano di conoscere la verità.
Il ministro dell’Ambiente e generale dei carabinieri Sergio Costa a proposito del libro Plutonio di Monica Mistretta