Giosué, Annarita e gli altri truffati di Vicenza, domani in assemblea: «Basta parole, aiutateci»
Giosuè ha 29 anni e la sua prima esperienza lavorativa è stata uno stage nella filiale locale della Banca Popolare di Vicenza. Entra in contatto con dirigenti e consulenti: si fida di loro. Quando la madre gli chiede come poter usare i soldi avuti come risarcimento per un caso di malasanità, di cui è stata vittima, non ha dubbi: una parte è da investire in azioni della Popolare.
Sette anni dopo, si prepara a partecipare il 9 febbraio all'assemblea nazionale dei risparmiatori truffati per capire quanti dei soldi investiti dalla sua famiglia torneranno indietro. «Abbiamo comprato azioni poco alla volta, iniziando con la quota minima per diventare socio cioè 6500 euro. Poi siamo arrivati a 12000 – spiega Giosué Acco – Ho suggerito io questa cosa a mia mamma, e ora che abbiamo perso tutto mi sento in colpa».
Il processo a Zonin
Quando scoppia il caso del crac delle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca), lui è all'estero: segue gli aggiornamenti grazie alle associazioni che tutelano i risparmiatori. Il 1 dicembre 2018, all'avvio del processo per Gianni Zonin e per gli ex vertici dell'istituto di credito vicentino, va davanti al tribunale con un centinaio di persone.
Molti hanno con cartelli con scritto «ridateci i nostri soldi». «La banca ci ha offerto 1200 euro come transazione, ma abbiamo rifiutato: ne avevamo investiti 12000», spiega il giovane che vorrebbe sistemare tutto e tornare a essere l'eroe di famiglia.
Ma la storia di Giosuè è simile a quella di altre migliaia di persone: c'è chi aveva investito direttamente in azioni, altri – ed è il caso specifico della Popolare di Vicenza – in obbligazioni (cioè titoli emessi per reperire tra i risparmiatori e a condizioni più vantaggiose dei prestiti bancari capitali da investire) poi modificate in azioni attraverso una «conversione d'ufficio».
L'assemblea del 9 febbraio
All'assemblea nazionale dei risparmiatori delle banche ci saranno i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma sugli spalti del palazzetto dello sport (affittato perché ci si aspetta una grande affluenza) arriveranno anche le associazioni di risparmiatori di banche toscane ed emiliane.
Un esercito di persone che ha visto il valore degli strumenti finanziari che possedeva azzerarsi in pochi mesi. Molti consideravano le banche popolari la cassaforte dei loro risparmi e le obbligazioni subordinate (il cui rimborso, in caso di problemi finanziari, avviene successivamente a quello dei creditori ordinari) un investimento poco rischioso.
Esattamente come gli altri strumenti finanziari, ci sono due istituti che hanno il compito di autorizzare e vigilare sulla loro emissione: Consob e Bankitalia. Anche se su quest'ultima capacità sta indagando sia la magistratura sia la politica visto che c'è chi ipotizza una commissione d'inchiesta parlamentare.
Annamaria e il parrucchiere
Annarita Toniollo aveva invece investito tutti i suoi risparmi e quelli del marito in azioni della Popolare di Vicenza. «Dopo una vita passata a lavorare, pensavo di poter essere tranquilla. Pensare alle nostre necessità e a quelle dei nipoti. E invece, negli ultimi quattro anni abbiamo dovuto essere attenti a tutto, cambiare stile di vita, pensare a come riuscire a pagare una visita specialistica inattesa», spiega la signora che è stata tra le prime in Veneto a occupare una fabbrica per oltre un mese in occasione di uno sciopero.
Risponde prima di andare dal parrucchiere probabilmente per essere «in ordine» per l'assemblea. «Avevo 22 anni ed ero in lotta per il posto di lavoro. Si figuri se ora mi faccio spaventare. Ma finora dalla politica abbiamo sentito solo tante parole».
I rimborsi
Il governo ha promesso di rimborsare i risparmiatori truffati e nella manovra ha stanziato 1,5 miliardi in 4 anni per gli indennizzi. E' stato anche istituito un fondo ristoro ma al momento non copre tutti i risparmiatori. Per questo si è aperta una trattativa tra le associazioni e il governo, oltre a quella ben più complicata con l'Unione europea.
«E' arrivata una lettera dall'Unione europea sulla misura che abbiamo introdotto, che sembra dirci questo non lo potete fare. Noi lo facciamo e basta», aveva sostenuto il 31 gennaio Luigi Di Maio. Lettera a cui l'Italia deve rispondere.
La direttiva europea
Il vicepremier aveva usato toni molto simili a quelle del sottosegretario leghista all’Economia Massimo Garavaglia, in quella che sembra l'ennesima battaglia tra governo e Bruxelles. C’è il rischio infatti di violare la direttiva europea BRRD (Bank recovery and resolution directive) che prevede regole armonizzate per gestire le crisi delle banche: un rimborso così esteso rischierebbe di essere equiparato a una salvataggio di Stato, ora vietato.
Ma tornando alla situazione italiana, non sono stati ancora emanati i decreti attuativi sul tema dei rimborsi ai risparmiatori. Si tratta dei provvedimenti collegati alla norma (in questo caso la manovra economica) necessari per renderla completamente effettiva: qui la responsabilità è degli uffici tecnici ma la politica non è di certo ignara di quello che succede in questo passaggio. Anche di questo, i risparmiatori domani chiederanno conto ai due vicepremier.