Mia Martini, le scuse di Sanremo e come nasce quella vigliacca diceria che la riguarda
Al Festival si torna a parlare di Mia Martini. Questa volta lo fa l’attrice Serena Rossi ospite della terza serata per promuovere la fiction di cui sarà protagonista, Io son Mia, ispirata alla vita della cantante deceduta il 14 maggio del 1995. Dopo aver incantato il pubblico con una versione di Almeno tu nell’universocantata in coppia con Claudio Baglioni, l’attrice esce di scena con queste parole: «era una grande artista e una grande donna ed è il momento di chiederle scusa per quello che le hanno fatto».
La frase non può che fare riferimento all’ultimo periodo della vita di Mia Martini- soprannominata Mimì- quando per tutti era diventata «quella che porta iella». Oggi può far ridere, ma la cantante, per questa vile e provinciale diceria, era stata praticamente messa al bando, le sue canzoni non venivano passate da radio e tv, lei non veniva invitata, i suoi concerti non venivano promossi e le date saltavano. Gli addetti ai lavori facevano gesti scaramantici in sua presenza o anche solo quando il suo nome veniva pronunciato.
Per spiegare come sia nata quella brutta faccenda, abbiamo preso in prestito un passo dell’autobiografia di Loredana Bertè –Traslocando. È andata così-, sorella della Martini, che racconta:
«Quella storia della sfiga, l’etichetta volgare e vigliacca che le appiccicarono addosso come fosse un prodotto da bancone del supermercato, la umiliava e la feriva. La leggenda era nata all’inizio degli anni Settanta. C’era stato un concerto in Sicilia. Era finito tardi. Mimì si era raccomandata con la band: «Avete l’albergo pagato, dormite qui, mi raccomando». Ma i ragazzi, come capitava allora, avevano pensato di arrotondare la diaria viaggiando di notte. Ebbero un incidente, fecero un frontale, ci furono dei morti e i giornali iniziarono a pubblicare foto degli spartiti di Mimì insanguinati e a insinuare che non avesse voluto pagare l’hotel. In un ambiente falso e scaramantico com’è quello della musica, bastò e avanzò.
Un brutto incidente dunque, che la cantante aveva anche provato ad evitare è al centro di questa brutta leggenda.
Ansa|Loredana Bertè
«Mimì porta iella» si diceva a mezza voce e l’infamia si fece largo. L’aveva combattuta a lungo. Al tempo dei rifiuti continui, delle spalle voltate e degli amici di un tempo che facevano finta di non conoscerla, Mimì era tornata indietro alla ricerca delle proprie origini. Si era trasferita a Bagnara Calabra. Proprio in un posto che odiavo e non avevo mai capito, mia sorella era andata alla ricerca dei perché.
(…) Poi si era ritirata per un periodo a Calvi dell’Umbria. Mandai Renato in avanscoperta, ma in quel momento Mimì non voleva vedere nessuno. Andò a Milano, poi prese quel monolocale a Cardano al Campo. A un passo da Malpensa. Con gli aerei che le rombavano sopra la testa, la puzza di benzina, le grate alle finestre e la solitudine intorno. L’appartamento, un appartamento del cazzo, glielo trovò nostro padre. Le avrebbe potuto trovare un castello, ospitarla, accudirla, ma le riservò il peggio. Il posto più degradato, anonimo, immeritato per qualsiasi finale. (…)».
Tale è la valanga ingiustificata di cattiverie sul suo conto, che per la Martiniinizieràun periodo buio, cui solo una coppia di discografici, Giovanni Sanjust e Lucio Salvini, sapranno rimediare, riportandola sulle scene in una maniera indimenticabile, sempre al festival con Almeno tu nell’universo. Da quel momento -era il 1989-, la carriera di Mimì ripartirà, ma sempre a singhiozzo, con fatica, perché quel meccanismo infame delle dicerie è quasi impossibile da scardinare.
Tornerà ancora a Sanremo, da sola o in compagnia di sua sorella. Nel frattempo le viene diagnosticato un fibroma che Mimì si rifiuta di curare per paura che la sua carriera subisca un’ulteriore battuta d’arresto. Il 14 maggio del 1995 verrà trovata morta da due giorni nella sua casa di Cardano al Campo, in provincia di Varese. Le voci ufficiali diranno che a causare il decesso sono state proprio le mancate cure legate al fibroma. In molti, invece, penseranno al suicidio. Dopo la sua morte in tanti hanno fatto a gara per dire quanto fosse brava, e che voce fantastica avesse. Oggi sono già ventiquattro anni che Mia Martini è morta.