Sanremo 2019: perché deve vincere Daniele Silvestri
Quando si pensa a Daniele Silvestri non si può non avere in mente quel giro di accordi di chitarra in Le cose che abbiamo in comune: lui e lei, davanti al camino, i cuoricini e gli unicorni nell'aria. E ancora, è inevitabile ballare (o almeno saltellare) quando Silvestri intona «Salirò» mentre lui è «sdraiato sul selciato, sfatto come il tagliolino al pesto che ho mangiato». Ecco perché puntiamo su di lui.
Per la sessantanovesima edizione del Festival, il cantautore romano porta il brano Argento vivo, un rap fluido per raccontare il mondo degli adolescenti di oggi.
Il protagonista è un sedicenne che si sente ingabbiato nel proprio quotidiano. C'è il rapporto con l'universo virtuale, con tutto ciò che si muove in rete, ma anche il senso di ingiusta predestinazione verso un futuro che non si è scelto: «Questa prigione corregge e prepara a una vita che non esiste più da almeno 20 anni», altro non è che l'amara constatazione che le prospettive illustrate dai genitori sono ormai molto distanti da quelle reali offerte dal mondo di oggi. Incisiva è una delle ultime strofe del pezzo in cui l'autore racconta del bambino che poteva essere argento vivo ma «L'avete messo da solo davanti a uno schermo». Lo specchio delle cattive abitudini d'oggi.
Il contenuto della canzone che in apparenza potrebbe diventare una cantilena ammorbante, piena di retorica, in realtà è una cantata rap scanzonata, ritmata dalla leggerezza, dalla romanità di Silvestri che potrebbe pure cantare la lista della spesa e risultare comunque molto credibile. Infine, a duettare con Silvestri, durante l'intera gara c'è Rancore e non è un elemento da sottovalutare.
Per questo, puntiamo su di lui. Vi serve altro?