Venezuela, il governo italiano ha deciso: né con Maduro, né con Guaidò. «Subito nuove elezioni».
Esattamente come sulla Tav, le opposizioni hanno interrogato il governo sui temi più divisivi per la maggioranza. E sul Venezuela, prima prova dopo il voto in Abruzzo, Lega e 5 Stelle hanno votato in modo compatto: su richiesta delle opposizioni il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha spiegato in un’audizione alla Camera la posizione del governo sui recenti sviluppi sulla situazione del Paese che da settimane è sull’orlo di una guerra civile. La mozione della maggioranza è stata approvata con 266 voti a favore, 205 contrari e 9 astenuti (i deputati di Leu). La scelta è stata quella di non schierarsi apertamente con Guaidò. Il ministro Moavero Milanesi ha sostenuto la «necessità di elezioni presidenziali democratiche nel più breve tempo possibile», ribadendo la posizione che aveva già espresso il 30 gennaio e ha chiarito che per il governo italiano le ultime elezioni presidenziali «sono state inficiate nella loro correttezza, equità e legalità. Per questo chiediamo nuove elezioni libere, trasparenti e credibili, in condizioni di piena democrazia e giustizia». Il sottosegretario M5S Manlio Di Stefano ha poi anticipato la volontà della maggioranza di respingere tutte le mozioni presentate dalle opposizioni. Tra queste, quella con cui Forza Italia ha provato a ottenere l’appoggio leghista, chiedendo di riconoscere Juan Guaidò come presidente ad interim come hanno già fatto 22 Paesi europei.
L’intervento delministro degli Esteri MoaveroMilanesi
«Con profondo sconcerto non comprendiamo perché l’Italia non prenda posizione contro Maduro – ha osservato il leader dell’opposizione venezuelana attraverso una lettera agli italiani – Sono sicuro che il popolo italiano è dalla nostra parte, dalla parte della democrazia, della libertà e della giustizia». Mentre Guiadò si è rivolto ai militari affinché permettano l’ingresso degli aiuti umanitari, il presidente Nicolas Maduro ha annunciato sei giorni di esercitazioni militari e ha fatto appello all’unità: «Chiamo le donne, la gioventù, gli uomini a entrare a far parte di questo piano nazionale integrale di difesa della sovranità e della pace».
Le posizioni di Lega e Movimento 5 Stelle:
Il governo giallo-verde vuole mantenersineutrale e ha preparato una mozione di maggioranza in cui non ha preso una posizione netta pro o contro Maduro: i 5 Stelle insistono sulla linea della non-interferenza mentre la Lega veva spinto per il sostegno al leader dell’opposizione Guaidò. Fino all’audizione del minsitro Moavero alla Camera si sono susseguite dichiarazioni contrapposte sul tema come dimostrano le ultime settimane:
- 12 febbraio – Manlio Di Stefano (M5S): «Non capisco questa agitazione. Sulla mozione di maggioranza non c’è nessun problema: è già pronta da ieri».
- 11 febbraio – Matteo Salvini a Porta a Porta: «Sto Maduro prima se ne va, meglio è». C’è stata una telefonata tra JuanGuaidò e il ministro dell’Interno durante l’incontro con una delegazione del Paese sudamericano (che ha incontrato anche il ministro degli Esteri Moavero Milanesi) al Viminale. Salvini ha confermato «la dura presa di posizione nei confronti di Maduro».
- 7 febbraio – Luigi Di Maio risponde alla lettera di Juan Guaidò e declina l’invito a ricevere in Italia la delegazione vicina al leader dell’opposizione:«Siamo ben consapevoli che il Venezuela sta attraversando un periodo storico complesso e doloroso. Al riguardo, come sa, è mia piena convinzione che il governo italiano debba evitare ogni ingerenza esterna».
- 31 gennaio – Il sottosegretario agli Esteri M5S Manlio Di Stefano dice:«L’Italia non riconosce Guaidò perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite».
- 30 gennaio – Il ministro Moavero Milanesi in audizione in Senato non si schiera apertamente contro Maduro e dichiara: «L’Italia si riconosce pienamente nella dichiarazione dell’Ue di sabato 26, una posizione che ribadisce l’obiettivo di arrivare ad elezioni libere, democratiche e trasparente».