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I 5 stelle congelano l’accordo sulle autonomie regionali. Salvini: «Serve un vertice politico»

14 Febbraio 2019 - 23:46 Francesca Martelli
I ministri 5 Stelle critici verso alcune richieste dei presidenti di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. I tre disegni di legge che recepiranno le intese dovrebbero essere non emendabili dal Parlamento, che voterà solo a favore o contro

È nel giorno del malore di Umberto Bossi che il sogno federalista della Lega viene rispolverato nel consiglio dei Ministri dedicato alle autonomie regionali. Manca però l’intesa finale: sia quella tra il governo e i presidenti delle tre Regioni che chiedono l’autonomia rafforzata (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), sia soprattutto quella all’interno dell’Esecutivo, visto che poco prima dell’inizio della riunione del 14 febbraio a Palazzo Chigi, il Movimento 5 Stelle ha fatto trapelare un dossier per lanciare l’allarme sulla possibile creazione di «cittadini di Serie A e di serie B». La critica agli alleati leghisti sulla possibile «secessione a favore dei ricchi» andava avanti ormai da giorni.

Quando è stato chiaro che i disegni di legge che recepiranno le intese per l’autonomia delle tre regioni andavano considerati inemendabili – cioè non modificabili – dal Parlamento, che avrebbe solo potuto votare a favore o contro le intese, la distanza tra Lega e 5 Stelle è diventata inconciliabile. Almeno fino alla prossima settimana: per accordarsi servirà un nuovo incontro sul tema: «Serve un vertice politico», ha detto Matteo Salvini uscendo dal Consiglio dei Ministri.

E sul coinvolgimento attivo del Parlamento, il vicepremier sembra fare delle aperture: «Stiamo valutando come coinvolgere il Parlamento», mentre il ministro degli Affari Regionali Erika Stefani assicura che ci sarà «un confronto con il Parlamento prima della firma delle intese» con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

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La ministra leghista ha ascoltato le osservazioni dei colleghi 5 Stelle che reputano eccessive le richieste delle Regioni: tra i più critici, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, quello della Sanità Giulia Grillo, quello dei Beni Culturali Alberto Bonisoli e quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Il governatore del Veneto Luca Zaia ritiene ad esempio che il testo dell’intesa contenga ancora «alcune criticità per quanto riguarda l’ambiente, la sanità, le infrastrutture e la cultura».

Insomma, materie che pesano molto, come la proprietà di autostrade e aeroporti oppure il controllo e la gestione del personale sanitario. Ma è un testo che ora «passa in mano alla politica», cioè alle trattative interne al governo giallo-verde. Dopo le elezioni in Abruzzo, il Carroccio si sente in una posizione di forza tale che il ministro dell’Interno Salvini ironizza (come già aveva fatto sulla Tav) sul fascicolo critico del Movimento 5 Stelle sulle autonomie regionali: «Io ultimamente i dossier li vedo sempre in ritardo, quindi chiedetelo a chi lo ha fatto».

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