La battaglia di una madre inglese per dimostrare che la sua bambina è «morta di inquinamento »
Ella Kissi-Debrah, una bambina londinese, aveva 9 anni quando è morta, nel 2013. Ora sua madre vuole che l’inquinamento dell’aria venga scritto sul suo certificato di morte. L’11 gennaio, il Procuratore Generale e principale legale del governo inglese Geoffrey Cox ha approvato la sua richiesta di aprire una nuova indagine sulle cause dell'insufficienza polmonare di Ella. L’inquinamento dell’aria non è mai stato prima d’ora riconosciuto ufficialmente come causa di morte.
Il Professore Stephen Holgate, un famoso esperto di asma e inquinamento, ha trovato una «corrispondenza scioccante» tra i ricoveri di emergenza di Ella all’ospedale e i picchi di diossido di azoto e polveri sottili nell’aria. Il suo rapporto cita l’esistenza di «una forte possibilità che senza livelli fuorilegge di inquinamento dell’aria, Ella non sarebbe morta».
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La richiesta dovrà ora essere approvata dall’Alta Corte di giustizia inglese, ma è altamente improbabile che questa blocchi la richiesta dopo il via libera del procuratore generale. Uno degli argomenti più forti che hanno portato al successo della richiesta è che permettere altissimi livelli di inquinamento dell’aria potrebbe rappresentare una violazione dell’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che protegge il diritto alla vita.
Ella viveva a poca distanza dall’anello circolare sud di Londra, un enorme crocevia inquinato dai fumi tossici di scappamento che rendono l’aria di Londra irrespirabile. Spesso, la bimba andava a scuola a piedi lungo la circonvallazione, un tragitto che durava tra i 30 e i 40 minuti. In foto Ella, il capelli stretti in treccine brune, sorride. Le piacevano la musica e il nuoto e sognava di diventare pilota.
«Tra due settimane Ella avrebbe avuto 15 anni», ha affermato la madre in un’intervista alla Bbc, «Questa battaglia non la riporterà indietro, ma ci permetterà di capire perché una bambina che era in ottima salute si è ammalata improvvisamente, e attirerà l’attenzione pubblica su quella che è oggi una crisi di salute pubblica». Dalla morte di Ella, la madre, la Rosamund Adoo-Kissi-Debrah è diventata un’attivista ambientale e vuole arrivare in fondo alla questione dell’impatto dell’inquinamento dell’aria sui giovani. «È la decisione giusta. Se tutto andrà bene, i governi nazionali, locali e i privati faranno qualcosa per pulire l’aria» ha affermato Kissi-Debrah.
Ad agosto, la madre di Ella aveva consegnato al procuratore Geoffrey Cox una petizione che raccoglieva 100.000 firme per richiedere una nuova indagine sulla morte della figlia. L’11 febbraio, Cox ha affermato «Ho concluso che ci sono prove che potrebbero svelare una nuova verità sulla morte della ragazzina, sono quindi in grado di dare il mio consenso per una richiesta all’Alta Corte di Giustizia di procedere con una nuova inchiesta».
Un’indagine del 2014 aveva svelato che la ragazzina era morta per un’acuta insufficienza respiratoria e una grave forma di asma. La decisione del procuratore generale ha però aperto la via a una nuova inchiesta per determinare se «livelli illegali di inquinamento» siano tra le cause che hanno provocato la sua morte. L’avvocato per i diritti umani Jocelyn Cockburn, che assiste la famiglia, ha commentato che la questione è «enorme» e che ha implicazioni che «vanno ben al di là del caso di Ella».