Dal clima ai diritti: le nuove battaglie dei ragazzi del ventunesimo secolo. E in Italia?
I giovani alzano la testa e fanno sentire la propria voce.Dal Belgio all'Argentina, passando per l'Asia e gli Stati Uniti nascono piccoli e grandi movimenti giovanili. Ma l'Italia dov'è in tutto questo? Oggi, venerdì 15 febbraio, diverse scuole medie e superiori hanno scioperato per il clima, unendosi al movimento Fridays For The Future. Eppure, tra i giovani studenti italiani, il tema non sembra così sentito. E in molti casi lo sciopero non si è trasformato in rivendicazioni di piazza.
Sul piano globale, i temi al centro del dibattito che coinvolge gli studenti sono tanti: il cambiamento climatico, le discriminazioni, le minacce ai diritti LGBTQ+, fino alle armi negli Stati Uniti.
Senza timori o timidezze, i j'accuse dei quindicenni e dei sedicenni si alzano da ogni angolo dei continenti, e guadagnano l'attenzione dei media (ultimaLa nuova copertina di The Economist ) e dei summit internazionali.
«Io non voglio che voi speriate nel meglio, io voglio che vi facciate prendere dal panico», aveva detto Greta Thunberg, ormai diventata il simbolo delle proteste per lo sviluppo sostenibile. Dopo aver parlato a dicembre 2018 alla COP24, il vertice delle Nazioni Unite sul clima in Polonia, ha iniziato a mobilitare giovani di tutta Europa in una corsa contro il tempo per salvare il pianeta. L' hashtag #FridaysForFuture è solo la manifestazione social del suo operato che, insieme a altre organizzazioni come Extintion Rebellion (#YouthStrike4Climate) si muove tra le piazze e tra le scuole, fino ai palchi governativi come quelli di Davos.
Ma Greta non è la sola rappresentante di queste nuove ondate di movimenti. C'è anche Anuana De Wever, un'attivista belga di 17 anni che lotta per l'ambiente e per abbattere il rigido binarismo di genere. «Le marce provengono dalla frustrazione per la politica climatica lassista in Belgio», ha spiegato recentemente sul suo profilo Twitter, sganciandosi da qualsiasi riferimento istituzionale. E c'è Kyra Gantois, belga anche lei, che assieme a Anuana porta avanti in Europa lo spirito dell'eco-attivismo..
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Il giorno in cui Emma Gonzalez, la diciottenne statunitense che sopravvisse alla sparatoria di Parkland, urlò a Trump di modificare il secondo emendamento della costituzione sul porto d'armi, una massa di giovani la seguì nelle sue rivendicazioni pacifiche. Il 24 marzo 2018, durante il giorno della March For Our Lives (Marcia per le nostre vite), il suo potente discorso ricordò a tutti i presenti di possedere una voce e di non dover avere paura di usarla. Perché il cambiamento è possibile e l'unico tempo possibile «è adesso».
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La parola d'ordine sembra essere urgenza. In tutto il mondo, in gruppi più o meno grandi, i figli del ventunesimo secolo provano ad alzare la voce parlando un linguaggio originale e concreto e senza mai far riferimento agli slogan appartenenti alle rivendicazioni di altre generazioni, le loro rivendicazioni partono dal mondo e dalla sua manifestazione più attuale.
Ma quello che conta, più dei temi, è il fenomeno. Nuove generazioni alla ricerca di un protagonismo su urgenze che hanno a cuore e che difficilmente sono al centro dell'agenda politica che spesso è ingabbiata in schemi del passato. E in Italia cosa succede? Al momento ben poco, anche se sarebbero molte le tematiche che i giovani potrebbero sollevare. Non per forza quelle dei loro coetanei americani o argentini, nessuno pretende questo. Ma ci piacerebbe molto sentire che la voce dei più giovani si alzasse anche nel nostro Paese, perché siamo sicuri che sotto un torpore apparente c'è molto, molto da dire.