Il destino di Salvini appeso a Rousseau: sarà la rete a decidere sul processo per la Diciotti
Il movimento M5s si affida a Rousseau. Sarà la rete a rispondere al tribunale dei Ministri di Catania e a decidere se concedere o meno l’autorizzazione a procedere contro l’alleato di Governo, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per aver trattenuto 177 migranti a bordo della nave Diciotti.
Si dovrebbe votare lunedì 18 febbraio e il condizionale – come si dice in questi casi – è d’obbligo: contattate da Open, alcune fonti del Movimento 5 Stelle hanno fatto sapere che nessuno ancora sa nulla, neppure i membri della giunta. E Mario Giarrusso, uno dei sette componenti della giunta, non ha confermato né smentito.
In un documento scritto a sei mani con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, aveva dichiarato che la decisione di bloccare la nave Diciotti era stata presa da tutto il Governo, non solo dal ministro dell’interno Salvini.
La linea dei 5 stelle sul caso Diciotti sembrava essere stata messa nera su bianco: non si vota contro l’alleato. Ma le pressioni dell’ala ortodossa potrebbero aver giocato un ruolo decisivo nella scelta di affidarsi alla rete.
Dopo il voto sulla piattaforma Di Maio vedrà i parlamentari 5 Stelle, in una riunione dove si discuteranno i cambiamenti del Movimento, annunciati sul blog nei giorni scorsi. Nelle stesse ore in cui si svolgerà (se si svolgerà) la votazione, Beppe Grillo sarà a Roma.
Grillo ha in calendario due serate al teatro Brancaccio e non è escluso che possa incontrare Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, anche lui atteso nella Capitale.
Il M5S si trova in un passaggio cruciale. Dopo il risultato deludente delle elezioni regionali in Abruzzo e i sondaggi che lo danno ai minimi, la questione del voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini assume un significato decisivo, anche dal punto di vista identitario in vista delle elezioni europee.
Insomma una sorta di referendum interno, in cui gli attivisti si troveranno a dover scegliere cosa sarà il Movimento di domani. Se arriverà un sì al processo, il M5S si allontanerà dall’alleato di Governo. Non solo per lo “sgarbo” nei confronti del ministro dell’Interno, ma anche perché potrebbe cambiare la linea su un tema centrale come quello dei migranti.
Al contrario, se l’autorizzazione venisse stoppata, il legame fra 5 Stelle e Lega risulterebbe più forte: ma i pentastellati potrebbero essere contestati da una parte della base e si ritroverebbero giocare il ruolo di socio di minoranza del fronte sovranista italiano.