In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
EDITORIALIDonald TrumpImmigrazioneMuro USA - MessicoUSA

L’emergenza nazionale di Trump, per imporre la costruzione del suo Muro

15 Febbraio 2019 - 19:07 Enrico Mentana
Se il presidente degli Stati Uniti proclama l'emergenza nazionale per poter aggirare il voto del Parlamento, e così finalmente costruire il famoso muro al confine con il Messico, allora l'emergenza nazionale diventa una sorta di beffa, alla nazione stessa e al mondo intero

Il presidente degli Stati Uniti è l’uomo più potente del mondo. Se il presidente degli Stati Uniti dichiara un’emergenza nazionale, vuol dire che sta per avvenire qualcosa di grave. Ma se il presidente degli Stati Uniti proclama l’emergenza nazionale per poter aggirare il voto del Parlamento e così finalmente costruire il famoso muro al confine con il Messico, allora l’emergenza nazionale diventa una sorta di beffa, alla nazione stessa e al mondo intero.

Donald Trump ha fatto anche di più: di fronte alle proteste degli stessi parlamentari del suo partito, e ai primi annunci di impugnazione del suo decreto, ha detto di essere pronto ad arrivare anche fino alla Corte Suprema per portare avanti questa battaglia.

Il nemico è alle porte, ha ripetuto. E il nemico evocato non è un’ armata d’invasione, un esercito di occupazione, le truppe di una potenza nemica. Il nemico è sempre lo stesso, sono i migranti: sempre loro, la carta vincente di ogni paura, di ogni pulsione, di ogni riflesso d’ordine, di ogni campagna elettorale.

Ma nella realtà storica le edificazioni non sono mai state presidi di libertà. Sempre i muri si sono rivelati qualcosa di ben diverso: una misura di difesa, sì, ma sempre decisa dai più forti, ai danni dei più deboli, che fossero al di là o al di qua del muro di turno.

A Trump andrebbero ricordate – posto che le abbia mai sentite – le parole pronunciate da un suo predecessore: «La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta. Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri, per impedire loro di lasciarci».

56 anni dopo quel celebre discorso di Kennedy a Berlino, davanti al muro eretto in una notte dalla Germania comunista, un altro presidente americano scavalca il potere legislativo per imporre un muro anti-invasione. Non per tenere dentro “i nostri”, ma per tenere fuori “gli altri”. Il nemico è alle porte, o forse è già dentro le coscienze.

Leggi anche:

Articoli di EDITORIALI più letti