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Scritte razziste sui muri contro un ragazzo senegalese adottato. La mamma: «Colpa del clima d’odio»

15 Febbraio 2019 - 06:16 Alessandro Parodi
Si sono conosciuti in un centro per richiedenti asilo dove Angela lavorava come volontaria: «Prima lo abbiamo accolto a casa nostra, poi abbiamo deciso di adottarlo». L'intervista di Open

Melegnano, 18 mila abitanti nella bassa milanese a quasi dieci chilometri dal capoluogo meneghino, lungo la Via Emilia. Insomma, la provincia. Dove le telecamere e i cronisti si avventurano, in genere, per i fatti di cronaca nera. Ma dalla provincia spesso arrivano storie rappresentative di come questo Paese si trasforma e delle sue contraddizioni. L’11 febbraio sul muro di una casa di Melegnano sono apparse due scritte razziste. Non una casa qualunque, ma quella dove vive Bakari, un ragazzo senegalese di 21 anni che è stato adottato da una famiglia italiana. Abbiamo contattato la mamma, Angela Bedoni.

Cosa è successo lunedì scorso?

«Lunedì mattina uscendo per andare a lavorare abbiamo trovato questa scritta sul muro dell’androne che porta a casa nostra, chiaramente diretta a noi: “Italiani = merda” e sotto “Pagate per quei negri di merda” con una freccia verso la nostra abitazione. È un caseggiato indipendente quindi la scritta era evidentemente rivolta a noi. E il riferimento mi sembrava chiaro».

Come avete conosciuto Bakari?

«Facevamo volontariato in un centro per richiedenti asilo di un paese qui vicino ed è lì che lo abbiamo incontrato. Inizialmente lo abbiamo accolto a casa nostra, poi abbiamo deciso di adottarlo. Ci tengo a sottolineare che è perfettamente integrato nel territorio».

Ci sono stati in passato altri episodi di razzismo nel quartiere?

«Assolutamente no. Quello che ci ha lasciati veramente sorpresi è che Melegnano è sempre stata una cittadina accogliente e solidale, ci sono tanti gruppi e associazioni di volontariato. Ci ha stupito l’attacco diretto e soprattutto quel “pagate”. Pagate cosa? Il mantenimento del ragazzo è completamente a spese nostre, non riceviamo nessun contributo di nessun tipo. Questo è un segno, secondo noi, del clima generale di oggi in Italia, come dimostrano tantissimi episodi anche molto più gravi. Un clima di odio, intolleranza e razzismo che sta dilagando. Purtroppo fomentato da una certa politica».

Ha dei sospetti sugli autori delle scritte?

«No, ma sicuramente è qualcuno che sa chi siamo, è evidente. Tra l’altro lui è un ragazzino molto mite e noi non abbiamo mai avuto discussioni con nessuno. Comunque abbiamo sporto denuncia contro ignoti presso i carabinieri di Melegnano».

Scritte razziste sui muri contro un ragazzo senegalese adottato. La mamma: «Colpa del clima d'odio» foto 1

E il ragazzo aveva mai subito episodi di intolleranza?

«No, assolutamente no. Bakari frequenta il gruppo di atletica di Melegnano. Tra l’altro è molto bravo e ha vinto anche delle gare nazionali, Non c’è mai stato nessun problema di razzismo, anzi. Io ho un altro figlio con cui va molto d’accordo, partecipano insieme a lui a tutte le attività normali di un ragazzo di quell’età, senza nessun problema».

Come ha reagito Bakari alle scritte razziste?

«Mi ha detto: “queste cose non mi fermano, io vado dritto per la mia strada”. Le stesse parole con cui si è fatto coraggio durante il lungo viaggio e la traversata verso l’Italia. Certo c’è rimasto un po’ male. Mi ha anche detto: “Adesso ci penso un po’ di più quando esco”, ma è stato più sorpreso che spaventato».

Qual è la sua storia, come è arrivato in Italia?

«È arrivato dal Senegal ed è uno di quelli che vengono chiamati migranti economici. È fuggito da un villaggio nell’interno del Senegal in cui viveva in condizione di estrema povertà. Ha dovuto lasciare il villaggio e ha fatto il viaggio che fanno tutti: Niger, Mali, Libia. Per sua fortuna in Libia è stato poco nei centri di detenzione perché si era fatto male: il pulmino che li trasportava al centro di detenzione aveva avuto un incidente e lui si era ferito a una spalla. Lui era minorenne, aveva diciassette anni, l’hanno lanciato sulla barca ed è arrivato a Lampedusa».

Come ha reagito al fatto che ci sia interesse alla sua storia dopo le scritte razziste?

«Non vuole apparire. Qualche giornale ha pubblicato le sue foto prese da Facebook. È arrivata anche la tv, ma lui assolutamente non vuole apparire. Si chiude a riccio. Dice: “io non volevo farmi conoscere così”».

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